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Legambiente a Ischia: No al condono, Sì alla ricostruzione sostenibile e responsabile

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Un’iniziativa di Legambiente per affrontare i problemi della ricostruzione a Ischia, per far capire come il condono edilizio previsto nel “Decreto Genova” non solo sia profondamente sbagliato, ma che rischia di concentrare tutta l’attenzione mentre non si entra nel merito della ricostruzione di Ischia e della messa in sicurezza del territorio, mettendo al centro le scelte e le risorse indispensabili per far partire una ricostruzione responsabile che dia risposte a chi ha avuto la casa danneggiata dal sisma del 2017, ma anche a chi vive negli altri comuni dell’isola che meritano altrettante attenzioni e possibilità di mettere in sicurezza gli edifici in cui vivono.Sono gli obiettivi dell’incontro pubblico “I cantieri per il rilancio di Ischia. Oltre il condono. Sicurezza, qualità, legalità” promosso oggi a Ischia da Legambiente alla presenza di cittadini, dei sindaci dell’Isola, di rappresentanti degli ordini professionali, del mondo della scuola, delle imprese, degli albergatori, dell’associazionismo.Il vizio del condono – ribadisce Legambiente – torna anche nel 2018 e questa volta per mano del Governo del Cambiamento. Lo dimostra il condono edilizio per Ischia, colpita dal terremoto del 2017, inserito nel Decreto Genova appena approvato alla Camera e che ora passa al Senato. Una sanatoria nascosta con l’imbroglio nell’articolo 25 del decreto attraverso l’estensione delle condizioni del condono del 1985 a tutte le istanze. In pratica nei comuni colpiti dal sisma nell’isola campana, attraverso un salto indietro di 33 anni, si potrebbero condonare immobili insanabili per la legge del 2003, rifacendosi alla legge del condono del 1985, quella del Governo Craxi, che consentiva di sanare le case costruite anche in aree sottoposto a vincolo paesaggistico, idrogeologico e culturale e bypassando così quella più restrittiva del 2003 e quella del ‘94 (che imponeva limiti volumetrici). Per questo Legambiente chiede ai parlamentari un atto di responsabilità affinché venga modificato il testo del decreto, perché la soluzione per Ischia non può essere quella del condono, che premia ancora una volta i furbi e penalizza i cittadini onesti. Tra l’altro per gli edifici abusivi verrebbero previsti anche contributi pubblici. Inoltre quanto previsto non risolve i problemi dei drammatici ritardi delle migliaia di pratiche ancora ferme nei Comuni, che non riusciranno mai in 6 mesi ad essere sbloccate dopo anni che sono ferme in attesa di una valutazione. Per questo Legambiente propone di introdurre uno stanziamento per far assumere nei tre comuni terremotati di Ischia per i prossimi sei mesi alcuni tecnici (ingegneri, architetti, geometri) per valutare più velocemente le pratiche di condono, indispensabile a far ripartire la ricostruzione negli edifici che hanno diritto alla sanatoria.L’incontro è stata anche l’occasione per rilanciare un nuovo modello di sviluppo per l’isola verde. Andare oltre il condono, per ragionare di pianificazione, per dare a tutta l’Isola regole coerenti di tutela e riqualificazione, e semplificare gli interventi utili e urgenti da parte delle famiglie. In particolare il commissariato per la ricostruzione rappresenta una occasione per rimettere in moto questa situazione e per coordinare gli interventi in tutti e sei i Comuni dell’Isola. Ma servono chiari obiettivi, risorse, poteri molto più efficaci rispetto a quelli previsti dal Decreto Genova.Legambiente propone l’istituzione di un Osservatorio Civico ‎che vogliamo aprire ad associazioni e cittadini con l’obiettivo di informare, aiutare la trasparenza e l’efficacia delle azioni messe in atto, nell’ottica della sicurezza, legalità e qualità. L’Osservatorio che proponiamo – spiega Legambiente – pone a fondamento il fatto che il ruolo commissariale deve essere inteso come un’opportunità e fungere da integratore e catalizzatore delle attività ordinarie dei Comuni di tutta l’Isola, anche di quelli che non rientrano nella ricostruzione post sisma. Nel dettaglio l’Osservatorio individua i seguenti punti focali da approfondire e recepire da parte del Commissario: la necessità di avere finalmente un quadro aggiornato delle informazioni sulla situazione urbanistica, idrogeologica e sismica dell’intera Isola. In modo da definire un sistema coerente di regole che permettano davvero di garantire la sicurezza per gli edifici pubblici e privati. La sfida di una riqualificazione che garantisca sicurezza e una maggiore efficienza energetica è quanto mai urgente, e in questa direzione gli incentivi per gli interventi sugli edifici esistenti – ecobonus e sismabonus -‎ rappresentano un’opportunità importantissima e il commissario dovrebbe aiutare l’accesso da parte di cittadini alle informazioni e alle risorse disponibili. In questa direzione occorre che ai fini delle valutazioni, si tenga conto oltre che del rischio sismico anche e soprattutto del rischio vulcanico che vede in Campania paritetici i complessi “Vesuvio”, “Campi Flegrei” e “Ischia”, allo stato risultanti quiescenti. Ciò implica che il raccordo con il Dipartimento di Protezione Civile si estenda al rischio vulcanico ed inoltre si assicuri un approccio coordinato, organico e unitario in ambito regionale, mirando ad integrare/modificare le disposizioni di cui alla L.R. 21/2003, relativa al solo complesso “Vesuvio”; altresì va tenuta in debita considerazione la sovrapposizione in aggravio del rischio idrogeologico, come attestato dai tragici eventi del recente passato; alla luce della concorrente sovrapposizione del rischio sismico, vulcanico ed idrogeologico, la ragionevolezza impone di valutare prioritariamente ipotesi di delocalizzazione, rispetto a quelle di ricostruzione, sia per le strutture private che per quelle pubbliche, tanto per le esigenze di sicurezza (livelli di rischio), quanto per quelle di messa in sicurezza (evacuazione). Tali approcci necessariamente afferiscono alla sfera della pianificazione territoriale che, pertanto, ai fini dell’efficacia, richiedono il concorso degli enti ordinariamente preposti (Regione, Città Metropolitana, Comuni). Inoltre – prosegue Legambiente – altro nodo fondante è relativo alla evenienza di ricostruzioni o anche delocalizzazioni di edifici potenzialmente abusivi o per i quali è stata richiesta la sanatoria. È necessario addivenire ad un quadro chiaro della situazione incrociando i dati delle schede Aedes (Agibilità e Danno in emergenza sismica), il numero degli sfollati, i dati della ricerca Plinius, riportati nella relazione del 4 ottobre scorso del Commissario Schilardi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con le richieste di sanatoria giacenti presso i Comuni. La consistenza dei danni, le tipologie e i materiali costruttivi, ci daranno dati preziosi di cui tener conto, sempre dando priorità alla sicurezza, prima ancora che alla legalità, non solo degli abitanti, ma anche dei cittadini e turisti che possono essere vittime inconsapevoli di errori di altriÈ importante per quanto riguarda il tema degli edifici potenzialmente da ricostruire approfondire le attuali stime di costo rispetto al numero di alloggi. Sempre dalla relazione del Commissario apprendiamo che le schede AeDes sono 1666 e hanno stabilito 502 immobili dichiarati agibili, 640 totalmente inagibili, 340 temporaneamente e/o parzialmente inagibili e 80 inagibili solo per rischio esterno. Sommando tutti gli edifici non agibili questi ammontano a 1060. Sul fronte degli sfollati risultano 694 a Casamicciola, 223 a Lacco Ameno e 20 a Forio per un totale di 937 unità. A fronte della stima del danno economico stimato (pur se a una stima molto preliminare) a 300.000.000 di euro, operando secondo la logico del conto della massaia, si potrebbe ipotizzare l’utilizzo di tale importo per la realizzazione di ben 2.000 abitazioni del costo medio unitario di 150.000 euro, a soddisfacimento dell’esigenza abitativa dell’ordine delle 6.000/8.000 persone. Cifre sovrastimate rispetto alle reali esigenze degli edifici non agibili e al numero degli sfollati. Analogo discorso vale per la stima dei costi pel il Piano stralcio per l’edilizia scolastica. A fronte dei 6.000.000 di euro per l’utilizzo di strutture temporanee le esigenze previste si aggirerebbero sui 40/60 milioni di euro. Anche questo è un ammontare che risulta esoso, anche in considerazione della mancata stima di altri fondi necessari per altre strutture pubbliche, da quelle culturali, a quelle infrastrutturali.Nei prossimi giorni Legambiente incontrerà il Commissario straordinario‎ per aprire un confronto sui problemi aperti e per presentare le proprie proposte.


Articolo pubblicato il giorno 31 Ottobre 2018 - 19:08

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