“Attualmente, nonostante le cure del caso, la situazione clinica e’ estremamente critica e la piccola paziente versa in condizioni di coma profondo con gravissima instabilita’ emodinamica”. E’ il bollettino medico diffuso dall’Asl di Taranto poco fa che riguarda la bambina di 6 anni lanciata ieri dal padre dal balcone del terzo piano dopo l’ennesimo litigio avvenuto telefonicamente con la moglie, da cui era separato, e dopo aver accoltellato alla gola l’altro figlio di 14 anni che guarira’ in una quindicina di giorni. Il 49enne e’ in carcere con l’accusa di tentato omicidio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. “La bambina – spiega l’Azienda sanitaria – per il grave trauma da precipitazione e’ affetta da un gravissimo trauma cranico con emorragia subaracnoidea diffusa, trauma massiccio facciale e trauma toraco-addominale maggiore per cui nella giornata di ieri e’ stata sottoposta ad intervento chirurgico urgente di splenectomia, sutura gastrica per lesioni da scoppio, controllo di emorragia epatica e posizionamento di drenaggio pleurico. Il Direttore Generale Stefano Rossi e l’intera Direzione Medica dell’Asl seguono costantemente l’evolversi della situazione clinica della piccola paziente”.Ancora una volta a farne le spese sono dei minori innocenti. La drammatica tragedia di Taranto si poteva evitare? Siamo sicuri che non poteva essere fatto nulla per questa ennesima violenza? Perche’ nell’intervallo di tempo tra l’accoltellamento del quattordicenne e l’orribile gesto compiuto ai danni della bimba non sono state chiamate le forze dell’ordine? Tanti perche’ e poche risposte. La pretesa di disporre della propria donna in questo caso si e’ estesa anche ai figli, senza che nessuno abbia pensato di mettere in moto meccanismi di prevenzione e di protezione”. Cosi’ la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Carnieri Moiscatelli. “Dobbiamo essere particolarmente sensibili ed attenti quando in una separazione esistono gia’ violenze da parte dell’uomo e forse si potevano ipotizzare misure cautelari piu’ decise come ad esempio il divieto di avvicinamento – aggiunge – Non si puo’ parlare di raptus perche’ le violenze familiari andavano avanti da diverso tempo fino a compiere il primo gesto di tentato omicidio nei confronti del figlio e poi ripeterlo con la piu’ piccola che ora lotta tra la vita e la morte. Ci uniamo al dolore spaventoso che stara’ provando la madre e ci auguriamo una pronta guarigione per la bimba”.
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