A 20 anni, Irma Testa e’ gia’ un simbolo nel suo sport, la boxe: e’ stata la prima pugile italiana in gara a un’Olimpiade. Data fra le favorite a Rio 2016, e’ uscita pero’ ai quarti. Una delusione, accompagnata dalla necessita’ di un nuovo inizio, che ripercorre in Butterfly, coinvolgente docufilm di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, presentato da Alice nella citta’ alla Festa del Cinema di Roma e in sala in primavera con Luce Cinecitta’. Un racconto di verita’ nel quale e’ la stessa Irma a mettersi in scena insieme alle persone piu’ importanti del suo mondo, a Torre Annunziata (Napoli) dalla famiglia al suo maestro e primo allenatore, il 78enne Lucio Zurlo, che ha salvato e dato una svolta con lo sport alle vite di tanti ragazzi: “Lucio e’ il mio salvatore, la mia vita e quella della mia famiglia, con lui sono cambiate” spiega la pugile. Il film si chiude sul dubbio di Irma di continuare o no con la boxe, un’incognita risolta: “Ora sono sulla strada di Tokyo 2020- dice all’ANSA -. Il mio obiettivo e’ qualificarmi prima alle Olimpiadi. Dalla delusione di Rio ho preso tutto il buono per non ripetere gli stessi errori e andare a vincere una medaglia”. L’esperienza di Rio “e’ arrivata troppo presto. All’interno del mondo sportivo non c’e’ niente oltre le Olimpiadi. Io appena ho iniziato a inseguire quel sogno l’ho visto avverarsi. Magari se avessi dovuto lavorare di piu’ avrei avuto la forza per arrivare a una medaglia. Certe cose hanno i loro tempi, con una maturita’ diversa, penso sarebbe andata meglio. Ora affronto Tokyo con piu’ devozione. Puoi essere devota in tanti modi, io lo sono al mio sogno”. Come hai reagito quando i due registi ti hanno chiesto di realizzare un film sulla tua vita? “Mi sono chiesta se non avessero altro di meglio da fare. Non vedevo in me una storia cosi’ importante da essere raccontata sul grande schermo. Pero’ abbiamo trovato la strada insieme e mi sono ricreduta”. Interpretarsi “e’ stata la cosa piu’ difficile. Non ho recitato, non c’era un copione, e rappresentare te stessa in un film ti pone tanti problemi. Il primo e’ la paura di mandare un messaggio sbagliato sulla tua persona. Volevo che dal film uscisse la vera Irma. E allo stesso modo ho chiesto alla mia famiglia e a tutti quelli vicini a me di non recitare, di essere se stessi. E’ stato bellissimo e emozionante vedere mia madre e mia nonna davanti a una cinepresa. Ora sono ancora piu’ orgogliose di me”.
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