I Casalesi volevano espropriare i fondi agricoli della Curia di Aversa. Fecero una riunione con i coloni chiedendo di rinunciare ad ogni diritto sui lotti di terreno per poi fare il passaggio successivo: ovvero chiedere alla Curia l’esproprio. E’ quanto riporta l’edizione odierna de “il Mattino”. Erano già stati presi contatti con l’episcopio per realizzare tutto al fine di gestire progetti finanziati con i soldi pubblici.
A raccontare tutto è il boss pentito Nicola Schiavone figlio del boss Francesco, da agosto ha deciso di parlare di appalti e affari dei Casalesi. “Stavamo – dice – facendo un affare a Villa di Briano, a proposito di un fondo di proprietà della Curia, per il quale stavamo avanzando anche un’offerta. L’idea era di lottizzare il terreno, che in parte sarebbe rimasto ai coloni, per poi farlo inserire nel piano regolatore”. Un’operazione complessa perché vedeva in prima fase la rinuncia dei coloni, un problema però superabile, e poi i contatti con la Curia.
“L’operazione – dichiara ai giudici – era complessa, in quanto innanzitutto era necessaria la rinuncia dei coloni, che essendo nostri amici l’avrebbero concessa a noi e non ad altri, anche perché i fondi erano da loro occupati da almeno 50-60 anni. E a noi la rinuncia arrivò, fu avanzata anche l’offerta alla Curia sulla scorta di un’indicazione fatta dall’ingegnere omissis…”.
Da sottolineare l’estraneità della Curia alle vicende criminali della zona. Il pian però saltò per una questione puramente territoriale perché la zona di Villa di Briano era di competenza del boss Antonio Iovine.
Articolo pubblicato il giorno 24 Ottobre 2018 - 08:38