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Il pentito: ‘Mariano Riccio venne a trovarmi e mi disse ‘noi siamo una famiglia ma ho dovuto uccidere tuo zio’. IL RACCONTO

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Mariano Riccio, ex reggente del clan Amato Pagano dopo aver deciso, commissionato, organizzato e definito l’omicidio di Antonio D’Andò o’ russo per dare un segnale alla fazione degli Amato volle andare di persona a dare la notizia ai parenti della vittima di quello che era accaduto. Lo fece perché li considerava “la sua famiglia” Erano i fratelli Caiazza, figli di Ciro o’ fraulese(all’epoca in carcere) armiere e uomo fidato del suocero Cesare Pagano. La vittima aveva sposato Carmela Caiazza, sorella del fraulese e quindi zia dei ragazzi. I tre fratelli Antonio, Michele e Paolo da alcuni anni sono diventati collaboratori di giustizia e il 24 febbraio del 2016 Michele Caiazza ha spiegato agli investigatori nei dettagli l’incontro con Mariano Riccio:

“Si. Voglio dire che è stato Mariano, mandante dell’omicidio a dirmi personalmente di aver deciso la morte di mio zio. Il giorno della scomparsa di mio zio io sono andato a colloqui in carcere da mio padre, poi sono andato a Melito ci siamo incontrati con Mariano al garage di Andrea il chiattone che era il covo preferito di Mariano. Dopo aver mangiato Mariano prese me Giosuè Belgiorno il piccolo, Baiano Emanuele Mario Ferraiuolo e Scognamiglio Ciro a bordo di una C3 yaris nera e siamo andati a casa di Mariano.
In casa c’erano il padre e il fratello Alfonso Riccio. Io vedevo Mariano un po’ agitato, ad un certo punto Mariano mi disse di uscire fuori con lui e ci avviammo lungo la campagna, Mariano mi disse che già dalla mattina voleva parlarmi ma non era stato possibile perché io ero al colloquio in carcere con mio padre. Mariano preciso’ che voleva parlare con me prima dei fatti che erano successi perché noi Caiazza eravamo la sua famiglia, a quel punto mi disse che mio zio D ‘Ando ‘ Antonino era morto. Mariano mi disse di fissare un appuntamento ad Aversa con mio fratello Antonio. Effettivamente il giorno dopo andai a prendere Mariano al garage e andammo ad Aversa da mio fratello che era latitante. Giunti a casa Mariano disse di aver fatto uccidere D ‘Ando’ perché quest’ultimo si era appropriato di soldi della famiglia precisando che di questa questione ne aveva parlato con zio Mimì che era latitante, con Enzuccio Scescè probabilmente utilizzando il figlio Cesare come ambasciatore, nonché con Carmine Amato ma nessuno gli aveva dato soddisfazione perché nessuno di loro lo voleva morto perché era bravo nel suo lavoro ed era parente, quindi Mariano aveva deciso la morte di D ‘Andò per gli interessi di famiglia. In realtà lui ha aspettato che zio 1vlimi andasse in carcere, della debolezza di Amato Carmine latitante ed ha ucciso mio zio, invero Mariano odiava mio zio perché qualche tempo prima mio zio aveva duramente richiamato il padre di Mariano perché durante una estorsione presso un cantiere a Mugnano si era comportalo male.
D’ ‘Andò inoltre aveva raccontato questo episodio a zio Cesare che aveva richiamato Mariano e il padre. Nell’occasione non mi disse chi aveva ucciso mio zio. Ho avuto certezza sugli esecutori materiali, pur avendo già dei sospetti, in quanto Amato Carmine aveva mandato l’imbasciata tramite Gennaro Liguori a noi più vicino alla famiglia Amato come Illiano Giovanni di uccidere il gruppo dei ragazzi di Arzano legati a Mariano Riccio.
Comunque la certezza l’ho avuta in carcere da Baiano Emanuele, detenuti insieme a Secondigliano, il quale ammise di aver sparato lui personalmente a mio zio nel garage di Severino. Baiano mi disse che all’omicidio avevano partecipato, Giosué Belgiomo il piccolo precisando che Baiano spara il primo colpo quando mio zio scendeva dall’autovettura, anzi preciso Baiano disse di aver sparato due-tre colpi e difronte alla ripetuta domanda di mio zio ”perché?” Perché?” gli si avvicinò Belgiorno il piccolo che gli sparò altri tre-quattro colpi. In quel breve lasso di tempo mio zio aveva anche tentato una disperata fuga ma l’autovettura era a folle e quindi non si mosse. Come dettomi da Baiano mio zio il giorno dell’omicidio era al lotto G, e Pinuccio Parisi lo andò a chiamare dicendogli che Mariano gli doveva parlare al garage di Melito ossia al garage di Severino il chiattone. Baiano non mi ha detto se Pinuccio sapesse o meno dell’omicidio. Giunto sul posto nel garage oltre ai due esecutori materiali come detto dal Baiano c’era Scognamiglio Ciro e Ferraiuolo Mario ben consapevoli che si doveva uccidere mio zio e per quanto io sappia perché dettomi da Baiano loro due sono andasti a buttare il corpo di mio zio con l’aiuto di Peppe Riccio.
Baiano quando ha parlato con me al carcere di Secondigliano era molto spaventato dal!’idea che Ferraiuolo e Scognamiglio potessero parlare…”.

Renato Pagano

3.continua

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Articolo pubblicato il giorno 5 Ottobre 2018 - 23:05

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