Esce quest’oggi l’autobiografia di Maurizia Cacciatori, campionessa italiana di volley. “Senza rete” è il titolo della Cacciatori che ha giocato nell’Ester Napoli durante la stagione 1998-1999 vincendo anche una coppa Cev. “Ho scritto ogni pagina pensando ai miei figli, perché la loro mamma possa essere un esempio positivo da seguire”. Così Maurizia Cacciatori descrive ciò che l’ha spinta a pubblicare “Senza Rete”, il suo primo libro in cui ripercorre emozioni, gioie e delusioni di una carriera che l’ha portata a essere una delle giocatrici di pallavolo più apprezzate a livello mondiale, in libreria dal 10 ottobre e presentato ieri a Milano. La pallavolista nelle sue pagine racconta anche Napoli e l’impatto con la città che è per certi versi traumatico. Racconta di quando le rubano la sua auto, una Mini nuova, e quando gliela riconsegnano “lavata e stirata” con un fiorellino sul cruscotto. Da quel momento però decide di abbandonare la nuova auto per mettersi alla guida, insieme a Romina l’amica, di una Fiat Punto Fire con ammaccature un po’ ovunque, insomma un’auto a prova di ladro. Tanto che poi la parola “Fire” diviene la parola d’ordine tra le due. “Il mio mercatino preferito sorge a Secondigliano, non troppo lontano da Le Vele di Scampia – scrive – Arriviamo senza paura, qualcuno si avvicina per metterci in guardia, ma nessuno azzarda a farci nulla. Non siamo così celebri in certi ambienti. Nei Quartieri Spagnoli ci andiamo di sera e sono tempi in cui può trasformarsi in una scelta davvero scellerata. Ma Romina ha trovato le contromisure. Conserva dentro la Fire due riviste con la mia foto in copertina. Quando la Polizia ci ferma insospettita, lei le mostra all’agente: ‘Ah, voi siete la Cacciatori… E allora che problema c’è…’.
Puoi anche andartene da Napoli – l’anno dopo, per tornare a Bergamo – ma è Napoli che non ti abbandona mai. Letteralmente. Mi ritrovo in ritiro a Ravenna, preparando l’Europeo di Roma, quando vedo arrivare un tifoso di quelli accaniti, sempre presenti e molto vicini alle giocatrici. A volte troppo. Si chiama Pino, per l’occasione ha affittato una Ferrari e si è fatto di volata quei 700 chilometri con la speranza di trafiggermi il cuore. Porta in regalo un anello di brillanti che ha sottratto all’ignara nonna”. La Cacciatori nella sua carriera sportiva ha vinto 5 Scudetti, 3 Champions League, le medaglie con la Nazionale, per cui ha giocato in 228 partite e di cui è anche stata capitano diventano quindi un libro, in cui non solo si ripercorrono le tappe dei suoi numerosi successi, ma nel quale: “Si raccontano grandi trionfi ma altrettante cadute – dice la Cacciatori – ho sempre affrontato tutto a testa alta. E un libro che mi rende molto orgogliosa: non ho mai voluto pensato di farlo, ma poi ho sentito il bisogno di raccontare qualcosa di me ai miei figli, è un libro per loro. Lo sport è metafora della vita e io sono convinta che ognuno debba essere protagonista del proprio percorso”.
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