il pm della Dda di Napoli, Luigi Landolfi ha chiesto dieci anni di reclusione per il finanziere Vincenzo Barbato Iannucci, quarantadue anni di Castelevenere e in servizio a Solopaca accusato di legami con i clan della camorra di san Felice a Cancello nel Casertano. Nel processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Napoli vengono contestati vari titolo i reati di estorsione e associazione camorristica. Per gli altri imputati invece ha richiesto: diciotto anni per Giovannina Sgambato (68 anni di San Felice a Cancello), dodici anni per Enzo Ruotolo (43 anni di San Felice a Cancello), diciotto anni per Michele Lettieri (54 anni, di Pignataro Maggiore). Chiesta invece l’assoluzione per Vincenzo D’Onofrio (50 anni di Airola), Orazio De Paola (56 anni di San Martino Valle Caudina), Nicola Panella (54 anni di Montesarchio). Ha invece scelto il rito ordinario Domenico Servodio (39 anni di Rotondi) mentre è stata stralciata la posizione di Vincenzo Carfora (49 anni di Forchia), ritenuto incapace di stare in giudizio. La prossima udienza è in programma per il 13 novembre.
Le indagini coordinate dalla Dda di Napoli e svolte dai carabinieri dalla Guardia di finanza hanno fatto chiarezza su un intreccio di clan malavitosi che stava per generare una guerra a San Felice a Cancello se non fosse stata sancita una pace apparente che metteva d’accordo tutti. I termini di questo “armistizio”, secondo l’accusa, erano chiari: agli imprenditori si doveva chiedere il massimo, venticinquemila euro se andava tutto bene, quattromila se andava male. Un confronto tra il clan gruppo Sgambato-Lettieri e il fronte opposto, i Pagnozzi. In questi rapporti tra clan per gli inquirenti era finito anche il finanziere sannita accusato di aver organizzato un appuntamento con una persona di Casal di Principe che avrebbe dovuto avvicinare il titolare dell’impresa Green Impresit, incaricata dal Comune di San Felice a Cancello di svolgere dei lavori pubblici. Ma all’appuntamento il militare non sarebbe mai andato. In particolare tre gli episodi estorsivi contestato: alla Green Impresit di Caprio il primo, ai danni di un negozio di elettronica e computer il secondo e il terzo ai danni di una concessionaria di moto. Come tangente, oltre al danaro, anche telefoni cellulari e tablet intascati dal gruppo camorristico.
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