“All’inizio avevo molta paura per la mia carriera, temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando e diversi colleghi hanno iniziato a dire la verità”. È quanto messo a verbale durante l’interrogatorio di Francesco Tedesco, il carabiniere imputato nel processo Cucchi che ha denunciato le responsabilità di colleghi e superiori coinvolti nella vicenda.TOP Cucchi, carabiniere: Maresciallo mi suggerì di mentire. Francesco Tedesco, il carabiniere imputato nel processo Cucchi che ha denunciato i colleghi coimputati, dichiara di esser stato sentito dagli inquirenti sul caso Cucchi due volte nell’autunno del 2009 e sottolinea: “Quando dovevo essere sentito dal pm il maresciallo Mandolini (che Tedesco riferisce di aver informato subito dopo il pestaggio di Cucchi ndr) non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio, io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: ‘Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente….capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare”. “Questo è uno snodo significativo per il processo ed è anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri. Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso”. Lo afferma l’avvocato Eugenio Pini, difensore del carabiniere Francesco Tedesco, che ora punta il dito contro gli altri militari legati al caso della morte del geometra 31enne Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009, che vede sul banco degli imputati cinque carabinieri. “Ma soprattutto – aggiunge l’avvocato – è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente ad intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e ad aver fatto definitivamente luce nel processo” conclude il legale.
Articolo pubblicato il giorno 11 Ottobre 2018 - 16:13