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Diversi modi per rilegare le tue dispense

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<strong>L’importanza della rilegatura, al termine di un lavoro di scrittura e stampa completo ed accurato, rappresenta il momento di definizione per una qualsiasi composizione che, in ogni caso, è costata tempo e fatica e, pertanto, il risultato deve essere degno di tanto lavoro. Vediamo quali sono i sistemi migliori per rilegare una dispensa, sia essa un tesi, una brochure informativa o un libro.

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Fra le modalità più semplici, consideriamo la rilegatura tramite punto metallico: si tratta di un metodo di fissaggio adatto a fascicolazioni minime, con l’impiego, generalmente, di 3 punti metallici lungo il divisorio centrale di un fascio di fogli, i quali vengono piegati e inseriti uno nell’altro, dopo che, ovviamente, siano stati stampati proprio con questa logica. Il risultato è una buona rilegatura per dispense, per esempio, commerciali, o da trattenere in forma privata, senza pretese di troppa eleganza, ma che comunque risulta ottima ed economica per opuscoli che abbiano numero di pagine non superiore alle 50.

Anche il rilegatore a spirale metallica è un altro metodo semplice e poco costoso, senza dubbio più visibile esteticamente. Avviene tramite l’inserimento della spirale nei fogli preventivamente forati a margine, al fine di unirli in maniera da poter girare le pagine in maniera pratica, senza sciuparle, con un’apertura della pubblicazione a 360°. E’ utilizzabile anche con una grammatura di carta molto resistente, volendo persino con cartoncino che può rappresentarne la copertina. Perfetta per agende, calendari e schede prodotti.

Fra le tipologie di confezionamento opuscoli, cataloghi e dispense in genere, vogliamo anche citare la rilegatura ad anelli, grazie alla quale le pubblicazioni possono essere aperte completamente, per consentire l’estrazione provvisoria di uno o più fogli, tenendo presente che non rappresenta però una legatura definitiva ma, anzi, un sistema sottoposto a frequenti modifiche e, dunque, ad usura, deteriorabile con l’andar del tempo.

Ottima, invece, la tipologia di brossura, la rilegatura ideale per i libri, utilizzata di norma per pubblicazioni superiore ai 2 mm di spessore. L’effetto è altamente professionale, e la realizzazione è definitiva, anche se, come possiamo immaginare parlando di libri, non ne consente la completa apertura Si distingue in fresata o a filo refe:

La fresata è idonea a stampati con più di 32 facciate, e si realizza unendo le pagine a copertina e retro, ovviamente di natura più rigida, mediante una colla elastica, e con l’aggiunta di una rifilatura denominata proprio fresatura, che può anche essere solcata nel dorso, nel qual caso possiamo parlare di grecatura.
Il sistema “a filo refe” non presenta invece la fresatura, ma le pagine sono cucite con un filo, che può essere di cotone, lino, canapa o anche sintetico, regalando un tocco di artigianalità alla pubblicazione, e solo successivamente vengono incollate fra loro. In entrambi i casi, la penetrazione delle colle dipende dalla scelta della carta: quanto più sarà leggera, tanto più il collante potrà penetrare efficacemente fra le pagine, fermo restando che, pur se in pubblicazioni più complesse e meno economiche, è fattibile su qualsiasi grammatura.

Infine, per una rilegatura strettamente commerciale, denominata semplicemente “a pettine”, può essere utilizzato il metodo velobind, per il quale si usano supporti in plastica a 4 o più denti, per confezionare fino a 200 fogli mediante l’ausilio di apposite rilegatrici. Le pubblicazioni così rilegate diventano permanenti, poiché non è possibile rimuovere il supporto senza rovinare il lavoro, che viene pertanto chiuso ermeticamente, impedendo anche la possibilità, per esempio, di eseguire fotocopie alle pagine.

 


Articolo pubblicato il giorno 12 Ottobre 2018 - 13:39

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