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Consip, tutte le accuse a Scafarto: i ‘falsi’ scoperti grazie a due carabinieri

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Dovrà far fronte a ben sei episodi illeciti l’ufficiale dell’Arma Gianpaolo Scafarto, dallo scorso luglio assessore alla Sicurezza e alla legalità del Comune di Castellammare di Stabia, coinvolto nell’inchiesta sulla fuga di notizie nell’ambito della vicenda Consip. In particolare, stando all’avviso di conclusione delle indagini, Scafarto deve difendersi, quando era capitano del Noe (poi diventato maggiore), da tre contestazioni di falso, da due di rivelazione di segreto d’ufficio e da una di depistaggio, in concorso con il colonnello Alessandro Sessa. In base al capo di imputazione sarebbe stato lui ad avere girato al “Fatto Quotidiano” “il contenuto delle dichiarazioni rese, quali persone informate dei fatti, da Luigi Marroni e Luigi Ferrara” nell’ambito dell’inchiesta all’epoca condotta dai pm di Napoli nonche’ l’iscrizione nel registro degli indagati del generale Tullio Del Sette, “notizia poi pubblicata il 22 dicembre del 2016”. Scafarto, poi, almeno fino al marzo del 2017, avrebbe passato a colleghi del Noe poi trasferiti all’Aise atti coperti dal segreto investigativo tra cui “alcune trascrizioni di intercettazioni, l’esito di servizi di pedinamenti e l’informativa del febbraio del 2017”, depostata alla Procura di Roma. Tra gli episodi di falso c’e’ quello riferito all’informativa consegnata ai pm di piazzale Clodio il 9 gennaio del 2017 sulla base di una conversazione intercettata negli uffici della Romeo Gestioni, nella quale attribuisce ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino, che effettivamente la pronuncio’, la frase “… Renzi, l’ultima vota che l’ho incontrato” con il chiaro obiettivo di “inchiodare Tiziano Renzi alle sue responsabilità”. Per quanto riguarda l’accusa di depistaggio, infine, Scafarto, che il 10 maggio 2017 che aveva subito il sequestro del proprio cellulare da parte dei magistrati, “su richiesta e istigazione di Sessa (suo superiore, ndr) e al fine di non rendere possibile ricostruire le chat whatsapp, provvedeva a disinstallare sul cellulare di Sessa la suddetta applicazione”. Grazie alla trascrizione di un maresciallo ed alla annotazione presente in un brogliaccio informatico gli inquirenti della Procura di Roma hanno potuto attribuire correttamente a Italo Bocchino la frase “…Renzi, l’ultima vota che l’ho incontrato” che invece l’aveva riferita ad Alfredo Romeo, facendo ipotizzare tutta una altra vicenda. E’ l’informativa del 9 gennaio del 2017, è il documento centrale per l’inchiesta Consip ed è poi anche la contestazione per l’ex capitano del Noe, Gian Paolo Scafarto.


Articolo pubblicato il giorno 29 Ottobre 2018 - 11:47

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