– I due casi di Colera, in una donna e nel figlio di due anni, rientrati dal Bangladesh e attualmente ricoverati all’ospedale Cotugno di Napoli, sono i primi casi in Italia dopo ben 10 anni dal precedente di Milano del 2008. E’ quanto chiarisce il direttore scientifico Inmi Spallanzani, Giuseppe Ippolito. Che spiega: “La precoce identificazione dei 2 casi di Napoli evidenzia il ruolo rilevante dalla rete dei reparti di malattie infettive distribuiti capillarmente su tutto il territorio italiano che, attraverso una approccio sindromico, riescono a gestire efficacemente anche patologie inusuali come il Colera virtualmente assente da anni sul territorio nazionale”. L’esperto ricorda che il Colera e’ una malattia infettiva batterica causata dal vibrione del Colera caratterizzata da vomito e numerose scariche di diarrea con feci acquose e profonda disidratazione. Puo’ portare a morte neonati o anziani che non vengano prontamente reidratati per via orale e/o endovenosa. La presenza di Colera in paesi poveri e’ direttamente associata a un generale stato di poverta’ e di degrado con carenza di acqua potabile e a inadeguate condizioni sanitarie. E ancora: attualmente nella penisola arabica in Yemen e’ presente la piu’ grande epidemia di Colera al mondo favorita dalla completa assenza di sanita’ pubblica e dalla guerra civile in atto nel paese ignorata dai mass media italiani. Sono stati segnalati piu’ di 1.100.000 casi e 2.300 morti negli ultimi 14 mesi. In Europa gli ultimi casi risalgono al 2015: uno in Germania e uno in Belgio. Durante l’allarme Colera del 1973, l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ricovero’ 4 dei 9 casi di Colera diagnosticati in Italia e gesti’ in regime di ricovero circa 3000 persone con diarrea con diversa causa infettiva.
Articolo pubblicato il giorno 3 Ottobre 2018 - 23:46