Il caso della dottoressa morta all’ospedale San Paolo per tubercolosi, dopo aver assistito un paziente ricoverato in quel nosocomio con la stessa diagnosi, rientra in fenomeno di recrudescenza della tbc che, a quanto sostiene la direttrice della cattedra di Igiene della Federico II di Napoli Laura Triassi, si diffonde a partire da focolai che possono sfuggire alla sorveglianza sanitaria perché coinvolgono gruppi di immigrati non censiti. E’ necessario alzare il livello di attenzione nella sorveglianza e nella prevenzione della diffusione. Il Comune di Palma Campania, con 12 casi di tubercolosi nell’ultimo anno, ha messo in atto una rete di medici sentinella con questo obiettivo. Nella Asl Napoli 1 non si è in grado di proteggere neppure gli operatori sanitari, figurarsi i pazienti e i visitatori entrati in contatto con i portatori di tubercolosi ricoverati. Nel frattempo una dottoressa è morta e tre diversi operatori sono rimasti contagiati in meno di un anno e mezzo. Soltanto negli ultimi giorni la Direzione aziendale ha nominato una commissione di indagine composta, paradossalmente, dai direttori degli stessi servizi da verificare. Nel question time di oggi abbiamo chiesto in cosa sia consistita l’indagine, con che modalità è stata condotta e quali gli esiti. E che siano inoltre documentate, laddove adottate, le misure di prevenzione, sorveglianza e profilassi individuale. La risposta ha confermato il sospetto che la commissione incaricata stia solo mettendo in ordine le carte. Per questa ragione chiederemo l’acquisizione della relazione ispettiva e, contestualmente, chiederemo al ministero di valutare la possibilità di un’ispezione dei Nas al San Paolo”. Così la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino.
“Serve una seria indagine – ha sottolineato Ciarambino – per capire se l’Uopc (unità operativa di prevenzione collettiva) sia stata allertata, se ha richiamato tutti i pazienti ricoverati contestualmente al portatore di tbc per sottoporli a sorveglianza e permettere loro di curarsi e proteggere i loro cari. E’ necessario, inoltre, attrezzarsi per realizzare l’isolamento prescritto, che la stanzetta individuata abbia almeno il bagno, altrimenti è chiaro che il paziente dovrà uscire e quindi non è isolato. Così come bisogna attrezzarsi anche nella formazione, visto che l’ultima paziente addirittura era libera di recarsi in tutti gli spazi comuni. Bisogna aggiornare la valutazione dei rischi finalizzandola a individuare misure di prevenzione e protezione, non farne un mero adempimento formale che oggi viene commissionato a terzi e ci è costato milioni di euro, trasformando il testo unico in materia di sicurezza in un’occasione di business invece che in uno strumento reale per la protezione di tutti i cittadini”.
Articolo pubblicato il giorno 26 Ottobre 2018 - 19:04