E’ stata la coraggiosa testimonianza del titolare di una agenzia di pratiche assicurative e automobilistiche a dare impulso all’indagine della sezione antiestorsione della Squadra Mobile di Napoli e della compagnia dei carabinieri di Bagnoli che ha portato all’arresto di tre componenti del clan Mele, uno dei quali e’ il boss Vincenzo Mele, che dirige gli affari criminali nella zona di Pianura, quartiere nella parte occidentale di Napoli. Il racconto dell’uomo e’ ricco di particolari. Il clan pretendeva da lui il pagamento di tre rate da 500 euro ognuna a Pasqua, Ferragosto e Natale. Ma lui ha rifiutato e ha denunciato le pressioni alle forze dell’ordine. Non solo, ha anche fornito le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso le scene e le ‘visite’ degli emissari del capoclan, Fabio Orefice e Vincenzo Morra. Nell’indagine ci sono altri due indagati a piede libero per i quali il gip ha rigettato la richiesta formulata dal pm della Dda, Francesco De Falco. “Dal 2005 lavoro in via Montagna Spaccata e mi occupo di infortunistica. Non ho mai avuto problemi di estorsione fino a tre mesi fa quando un uomo conosciuto con il soprannome di Pallina, entrava nel mio studio e giunto al mio cospetto mi chiedeva 500 euro da consegnare a Natale, Pasqua e Ferragosto agli amici carcerati e in particolare a Enzo di Giulietta, ovvero Vincenzo Mele”, fa mettere nero su bianco il 24 luglio alla polizia la vittima della cosca. “Ho preso tempo perche’ ho capito di avere a che fare con uomini della criminalita’ organizzata ma Pallina si diceva preoccupato di dover dire al boss che non avevo voluto pagare”, continua. Vincenzo Mele e Fabio Orefice erano stati scarcerati da poco. Il primo e’ considerato il reggente del clan che a Pianura detta legge imponendo estorsioni a tappeto nonostante la presenza delle associazioni antiracket impegnate sul territorio. Il secondo invece era stato in passato oggetto di intimidazioni da parte del gruppo rivale, i Pesce, che adesso sono indeboliti a causa del pentimento del capoclan Pasquale detto ”e bianchina’. Orefice e’ stato incastrato grazie a un tatuaggio a forma di ragnatela che ha sul gomito. Era stato intercettato il 7 settembre a Pianura mentre era in sella a una moto di grossa cilindrata guidata da Vincenzo Morra. Ad accorgersi della mitraglietta che portava con disinvoltura, un carabiniere della compagnia di Bagnoli, fuori dal servizio. E’ stato lui a segnalare la presenza dei due uomini armati che percorrevano a folle velocita’ la zona il quartiere, ripresi anche da una telecamere di sicurezza mentre sfrecciavano tra le auto ferme nel traffico.
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