E’ un fiume in piena , Salvatore Romano, muoll muoll, ex ras del clan mele di Pianura, pentito da oltre un anno. Le sue dichiarazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che l’altro giorno hanno portato in carcere il boss Vincenzo Mele, e i suoi guarda spalle Vincenzo Morra e Fabio Orefice, hanno contribuito a tracciare insieme ai magistrati quella che è stata e che è ancora la geografia criminale a Pianura. In uno dei suoi tanti interrogatori ha spiegato: “Nel 2016 all’indomani della scarcerazione di Luigi Mele, che per un breve tempo di circa tre mesi, era stato in carcere su ordine del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, io ho costituito nell’ambito del clan mele con l’autorizzazione di Luigi e Vincenzo mele, un gruppo di fuoco che aveva una maggiore autonomia e libertà di movimento all’interno del clan in alcuni ambiti di attività illeciti quali la droga, le stese ed alcune estorsioni. tale gruppo era costituto da me, Pasquale Esposito Junior, omissis, Massimiliano Musella, omissis ,ai quali poi si aggiunsero successivamente omissis, Antonio Vanacore e omissis. Preciso che il nucleo fondamentale di questo gruppo era costituto inizialmente, nella prima fase da me e da Pasquale Esposito con il quale avevo un rapporto fraterno e con il quale avevamo fatto un discorso paritario. nel senso cioè che ci eravamo accordati che tutti i proventi delle attività illecite li avremmo divisi al cinquanta per cento nel senso che il 50 per cento sarebbe andato al clan Mele e il restante o avremmo diviso io e lui. Preciso in proposito che i Mele non erano a conoscenza degli accordi presi tra me ed Esposito. Posso dire che sin dalla mia militanza nel clan Mele ho sempre compiuto le attività illecite ed in particolare le estorsioni e il traffico di droga, per conto di Luigi e Vincenzo Mele che a loro volta ricevevano gli ordini da Giuseppe e Salvatore Mele detenuti….Voglio chiarire che negli ultimi tempi a partire dagli ultimi tre o quattro mesi prima del mio ultimo arresto chiesi a Vincenzo Mele di poter gestire direttamente le redini del clan Mele in quanto l’originario gruppo si era sfaldato e sono stato io personalmente a reclutare nuovi soggetti per fra riprendere vigore all’organizzazione. Occupavo comunque un ruolo subordinato ai fratelli Salvatore, Giuseppe e Vincenzo e al padre Luigi ma avevo una certa autonomia in certe situazioni di secondo piano.Per esempio potevo decidere autonomamente di andare a fare una stesa oppure picchiare qualcuno, mentre invece non avevo alcuna autonomia nella decisione degli omicidi, nel settore delle estorsioni e della droga. Tra i settori di interesse economici del clan vi è anche il settore dell’abbigliamento falso o comunque di provenienza illecita. In tale settore Vincenzo Mele è molto forte. Lo stesso gestisce in proprio, sempre nell’interesse della sua famiglia, una attività di traffico di droga, di cocaina…omissis”.
Renato Pagano
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