In data odierna la Squadra Mobile presso la Questura di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per 4 indagati, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili sia dell’omicidio di RUGGIERO ANTONIO che di CASTELLO ANDREA, avvenuti a Melito rispettivamente il 13 ed il 14 marzo 2014.
Le attività di indagine, fondate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni ed un’ampia messe di riscontri, hanno consentito di ricostruire mandanti ed esecutori dell’omicidio per lupara bianca di RUGGIERO ANTONIO, il cui cadavere veniva distrutto, nonché dell’omicidio, verificatosi il giorno seguente, di CASTELLO ANDREA, rimasto ucciso nell’azione di fuoco diretta all’eliminazione sua e di RUGGIERO CASTRESE, nipote di RUGGIERO ANTONIO, che invece sfuggiva all’agguato.Si tratta due episodi che si inquadrano nella lotta intestina al clan AMATO PAGANO, scatenatasi all’indomani della cattura di RICCIO MARIANO, sino a quel momento capo del clan, per eliminare fisicamente i suoi fedelissimi (c.d. maranesi), in un’epurazione voluta e messa in atto da membri della componente che faceva riferimento agli AMATO (c.d. melitesi).
Mariano Riccio aveva ‘alzato la testa’ e voleva prendersi tutto il clan Amato-Pagano, il gruppo di camorra tra i piu’ importanti per i traffici di sostanze stupefacenti dal Sudamerica. Per un po’ di tempo ci e’ riuscito grazie al suocero Cesare Pagano, ma quando il 4 febbraio del 2014 fu arrestato i ‘vecchi’ del clan, quelli piu’ vicini a Raffaele Amato iniziarono la caccia all’uomo e a tutti i fedelissimi di Riccio il ‘ribelle’, colui il quale non aveva placato gli animi nemmeno davanti a Rosaria Pagano, detta la ‘zia’, donna rispettata da tutti gli affiliati che in accordo con il marito aveva nominato reggenti del clan Renato Napoleone e Francesco Paolo Russo. Cosi’ furono ordinati due omicidi. Nel mirino dei ‘melitesi’, i ras fedelissimi a Riccio che abita proprio a Melito, nell’area nord di Napoli, non troppo lontano dalle Vele di Scampia. Fu cosi’ massacrato Andrea Castello il 14 marzo del 2014. Prima fu ucciso e poi la sua auto, con all’interno il corpo dato alle fiamme. Dal racconto dei pentiti, primo tra tutti Antonio Accurso, Castello fu addirittura prelevato da casa e caricato in auto tra le urla delle donne che videro la scena. La vittima era l’alter ego di Riccio e con lui aveva l’ambizione criminale di gestire la cosca che nel lontano 2004 dichiaro’ guerra ai figlio di Paolo Di Lauro scatenando la cosiddetta ‘faida di Scampia’ con quasi 90 morti in sei mesi. Il giorno prima pero’ i ras dei ‘melitesi’, che l’avevano giurata ai ‘mugnanesi’ di Riccio, uccisero Antonio Ruggiero, quest’ultimo factotum proprio di Andrea Castello. Il corpo di Ruggiero non e’ stato mai piu’ ritrovato ma dalle intercettazioni la Squadra Mobile di Napoli ha avuto prova della morte del giovane affiliato a Riccio. Fu attirato in una trappola da due degli arrestati: Renato Napoleone e Francesco Paolo Russo. Fu interrogato e poi gli spararono in testa. “Il corpo sta in Brasile”, dicevano tra loro gli affiliati intercettati. La vera tensione nella riorganizzazione del clan e’ nata quando fu arrestato Carmine Amato, cugino di Raffaele, il 7 giugno del 2011. Il gruppo non ha avuto l’immediata forza di reagire e di nominare l’erede della cosca. Un familiare stretto che portasse il cognome Amato non era in liberta’ e cosi’ ne ha approfittato il gruppo Pagano che in quel momento era gestito dal rampollo Mario detto ‘Mariano’ che aveva la voglia di emergere. Pensa di farlo conquistando le piazze di Marano, luogo dove abita con la famiglia, a discapito degli uomini di Giuseppe Polverino. Ne nasce una pesante frizione, sfociata in aggressioni fisiche tra gruppi di spacciatori, poi rientrata grazie alla mediazione di pezzi da ‘novanta’.
Articolo pubblicato il giorno 17 Ottobre 2018 - 11:55