Torre Annunziata. Incidenti domestici fatti passare come investimenti stradali: la banda dei falsi incidenti aveva una vasta gamma di offerte per mettere a segno le truffe ai danni di compagnie assicurative. Sono i retroscena dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 14 persone, tra le quali due finanzieri e l’avvocato Ivo Varcaccio Garofalo, già in carcere per corruzione, nei confronti del giudice di pace scafatese Antonio Iannello. E dunque, un braccio rotto per una scivolata in casa, un graffio all’auto parcheggiata nel garage, diventavano una mamma dal cielo per la banda. Certificati medici fasulli, carrozzieri e consulenti tecnici compiacenti e anche giudici di pace accondiscendenti pronti a chiudere un occhio in cambio di soldi: sono gli ingredienti dell’ennesimo raggiro scoperto dalla guardia di finanza di Torre Annunziata. I finanzieri, nel corso delle indagini, hanno individuato una quarantina di truffe, e quantificato rimborsi illeciti per diverse centinaia di migliaia di euro. Il gruppo di truffatori che organizzava i falsi incidenti era capeggiato da Salvatore Verde, già finito in carcere con l’accusa di avere corrotto il giudice di pace Antonio Iannello. Si era organizzato con diversi ‘agenti’ sparsi sul territorio che avevano il compito di procacciare gli ‘affari’. Erano loro che seguivano l’istruttoria per ottenere illecitamente i risarcimenti dalle assicurazioni e a reperire la clientela interessata a compiere la truffa, che metteva a disposizione le loro vetture, perfettamente integre, che venivano portate in tre carrozzerie, a Boscoreale (Napoli) e Scafati (Salerno), dove parafanghi, paraurti, fari e componenti vari ma integri venivano sostituiti con altri danneggiati. La sostituzione veniva eseguita poco prima della perizia. Una vettura è stata trovata già pronta per la sostituzione dei pezzi anche stamattina, durante le perquisizioni in una delle autocarrozzerie. Nel frattempo la compagnia assicurativa veniva informata della località dove la vettura ‘incidentata’ era in sosta. Le località venivano scelte in una zona di competenza di un perito compiacente a cui la compagnia assegnava l’incarico. I ricavi dell’affare prevedevano una ripartizione al 50% tra cliente e il gruppo, mentre al carrozziere venivano corrisposti dai 150 ai 200 euro, a secondo del danno. Se sulla vettura l’assicurazione aveva montato un localizzatore gps, la truffa si concretizzava con l’entrata in scena di testimoni fasulli che potevano raccontare di un incidente mai avvenuto. La banda di truffatori inoltre riusciva anche a farsi rimborsare danni fisici che i ‘clienti’ si erano procurati accidentalmente oppure danni alle vetture provocati per imperizia nella guida.
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