“Era ben consapevole di dover fare uso dell’auto per accompagnare la fidanzata e ritornare a casa, ne’ ignorava che eccedere nel bere poteva incidere sul suo comportamento, ciononostante non ha esitato ad assumere non meno di 6 birre di elevata gradazione alcolica e 3 cicchetti di bevanda super alcolica. Il suo comportamento riveste livelli di sconsideratezza inimmaginabile”. Si legge nelle motivazioni della terza sezione di Corte d’Assise d’Appello che ha inflitto una condanna di 10 anni per omicidio colposo di Nello Mormile, per essersi messo alla guida ubriaco, il 25 luglio del 2015, aver fatto inversione a U in Tangenziale a Napoli e aver percorso contromano per sei minuti la strada a fari spenti fino allo schianto frontale e alla morte della sua fidanzata Livia Barbato e di Aniello Miranda, alla guida della vettura che arrivava nella giusta direzione. “La sciagurata condotta di guida che ne e’ conseguita ha comportato la morte di due persone e gettato nello sconforto due famiglie, il cui dolore e’ reso ancora piu’ lancinante dell’inaccettabile ed assurda causa dell’immane tragedia. Una qualsiasi benevola considerazione in termini di pena di fronte a un cosi’ elevato livello di colpa sarebbe del tutto ingiustificata, quasi un affronto a coloro che piangono i loro cari”, ha scritto la Corte. La sentenza d’Appello ha derubricato l’omicidio da volontario, per il quale era stato condannato a 20 anni con il rito abbreviato, a colposo per il quale ha invece preso una condanna a 10 anni. “La Suprema Corte ha stabilito che in tutte le situazione probatorie irrisolte bisogna attenersi al principio del favor rei e rinunciare all’imputazione soggettiva piu’ grave a favore di quella colposa”. Nel dubbio, dunque, non si poteva condannarlo per duplice omicidio volontario.
Articolo pubblicato il giorno 10 Ottobre 2018 - 20:05 / di Cronache della Campania