Le barriere istallate nel 1989 sul viadotto Acqualonga dell’A16 Napoli – Canosa erano perfettamente a norma ed erano anche di concezione avanzata rispetto alle prescrizioni dell’epoca, e vennero poi adeguate alle disposizioni di sicurezza successive, dal 1992 in poi. La compromissione di alcuni elementi della barriera stessa, come i tirafondi, ha alterato l’equilibrio e la sua capacita’ di risposta all’urto. Il processo per l’incidente del 28 luglio 2013 che costo’ la vita a 40 persone precipitate con il bus che le trasportava dal viadotto Acqualonga, riprende con la testimonianza del consulente nominato dal giudice del tribunale di Avellino Luigi Buono per dipanare le contraddizioni tra le perizie eseguite dai consulenti sia della procura della Repubblica di Avellino, sia di Autostrade per l’Italia. E sui tempi della perizia si scagliano i legali della difesa dei 15 imputati, tra i quali il proprietario del bus precipitato dopo una serie di urti con altri veicoli presenti sul viadotto, Gennaro Lametta, fratello dell’autista deceduto assieme alla comitiva di pellegrini partiti da Pozzuoli, i dirigenti di Aspi, dal direttore di Tronco dell’epoca Michele Renzi fino all’amministratore delegato Giovanni Castellucci. Il perito Felice Giuliani, nominato nel giugno scorso ha depositato le sue conclusioni il 4 settembre scorso. Pochi i giorni utili per esaminare a fondo la nuova perizia, la quarta agli atti del processo. E per questo gli avvocati hanno chiesto che il controesame avvenisse, secondo una procedura adottata gia’ nel processo per l’Ilva di Taranto, da parte dei consulenti tecnici. Una richiesta rigettata dal giudice che ha invitato i legali a chiedere un contraddittorio tra tecnici per dirimere questioni scientifiche. Neppure la richiesta di rinvio per il controesame e’ stata accolta. In aula sono presenti anche i parenti delle vittime e alcuni tra i pochi superstiti che prima che cominciasse l’udienza aveva chiesto di osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Genova. Richiesta che il giudice Buono ha respinto. “Non e’ questa la sede adatta” ha detto, tra le intemperanze di alcuni che se la sono presi anche in un momento di pausa con i difensori di Autostrade per l’Italia: “Dovete pagare” hanno ripetuto piu’ volte. Il processo dopo una breve sospensione e’ ripreso con l’interrogatorio del perito del giudice da parte dei collegio difensivo.
Articolo pubblicato il giorno 12 Settembre 2018 - 15:00