Un quinquennio d’oro, almeno secondo le prime indagini condotte dai carabinieri. Prestazioni mediche per pazienti deceduti, un vero e proprio fiume di denaro sbloccato grazie ai dirigenti Asl, commissari e di chi avrebbe dovuto controllare e interrompere un vero e proprio danno erariale nei confronti della sanità campana che non vive un periodo florido. Sull’indagine per ora c’è massimo riserbo ma il sospetto è che un gruppo nutrito di persone all’interno dell’Asl abbia messo a segno un vero sistema capace di ricevere pioggia di fondi. Secondo quanto riportato dall’edizione odierna de Il Mattino per anni sono state dichiarate effettuate prestazioni mediche a domicilio con documenti che sono stati ritenuti validi e che hanno permesso lo sblocco dei pagamenti. Inoltre quando moriva un paziente titolare di cure a domicilio la prestazione non veniva interrotta ma continuata grazie alla compilazione di documenti falsi. Pare siano oltre 20 le persone coinvolte e deferite alla Procura di Napoli Nord, titolare dell’inchiesta. Si tratta di direttori generali, commissari e dirigenti. Per loro pendono le accuse di falso, truffa, abuso d’ufficio. Queste alcune ipotesi mosse dagli investigatori. Tutto è partito da controlli a campione condotti dai carabinieri su alcune posizione di assistiti a domicilio. Ad attirare l’attenzione dei militari un caso di omonimia che ha spinto gli investigatori a scavare a fondo. Due pazienti che risiedevano nella stessa area metropolitana: stessa età, stesso nome ma comune differente. I militari stanno ripercorrendo tutte le prestazioni sanitarie a domicilio effettuate e il terribile sospetto è che le persone coinvolte siano davvero tantissime, una nuova tegola si abbatte sulla sanità campana attualmente commissariata.
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