Salerno e Provincia

Scambio di voto a Scafati, i contatti telefonici ‘pericolosi’ di Aliberti e la riunione a casa della sorella del boss

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Scafati. Contatti telefonici e analisi del profilo Facebook: a piccoli passi si entra nel vivo del processo a carico dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e dei suoi coimputati, per scambio di voto politico-mafioso. Un’udienza apparentemente routinaria quella che ha visto sul banco dei testimoni il maresciallo Domenico Rinaldi e il vice ispettore Marco Ciullo, entrambi in servizio alla sezione Dia di Salerno, che ha condotto le indagini sul ‘sistema’ Scafati e sui rapporti dei politici con il clan della camorra Loreto-Ridosso. Tra ritardi e intoppi tecnici, l’udienza si è protratta fino al tardo pomeriggio. Depositate le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali chieste da pubblica accusa e difesa, il pubblico ministero della Dda Vincenzo Montemurro ha depositato l’interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura di Salerno a carico delle imprese di pompe funebri L’Eternità e Servizi funebri srl e la sentenza di condanna con rito abbreviato carico di Alfonso Loreto e Luigi e Gennaro Ridosso, coimputati in origine di Aliberti, Nello Maurizio Aliberti, Monica Paolino, Roberto Barchiesti, Giovanni Cozzolino, Ciro Petrucci e Andrea Ridosso. Il maresciallo Rinaldi ha illustrato al collegio – presidente Raffaele Donnarumma – e alle parti i risultati delle indagini sui tabulati telefonici dell’allora sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, del fratello Nello Maurizio, Giovanni Cozzolino, Roberto Barchiesi, Raffaele Lupo e Ciro Petrucci. Tabultati analizzati dal primo gennaio del 2015 al 27 maggio del 2016, periodo a cavallo delle elezioni Regionali del maggio 2015. L’analisi dei tabulati, secondo il teste, ha riscontrato quanto sostenuto da alcuni testimoni tra i quali il pentito Alfonso Loreto e gli imprenditori Aniello Longobardi e Raffaele Lupo, soprattutto in merito alla riunione elettorale avvenuta a casa di Anna Ridosso, sorella del ras Romolo e zia di Gennaro, Luigi e Andrea Ridosso, per sponsorizzare la candidatura alla Regione di Monica Paolino. A ridosso di quell’appuntamento elettorale tra il 22 e il 30 maggio del 2015 Ciro Petrucci – all’epoca vice presidente dell’Acse, ritenuto il referente del clan Ridosso-Loreto nell’amministrazione comunale – ebbe numerosissimi contatti con Anna Ridosso e il nipote Luigi e con Giovanni Cozzolino, mentre il 30 maggio di quell’anno giorno della riunione con Monica Paolino dalle 8,30 alle 13 i telefoni cellulari di numerosi dei soggetti sotto indagine agganciavano sulla cella dello stadio comunale di Scafati, situato accanto all’abitazione di Anna Ridosso. Quella riunione a casa della sorella e dei nipoti dei capi dell’organizzazione criminale egemone a Scafati ci fu.
Dai tabulati sono emersi anche i contatti tra l’allora sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e Andrea Ridosso, figlio di Salvatore ‘piscitiello’, ucciso in un agguato di camorra e aspirante candidato alle amministrative del 2013, al quale fu preferito Roberto Barchiesi a causa del nome ‘ingombrante’. Il ‘dato freddo’ dei tabulati forniti dalle società telefoniche per i 3 cellulari in uso all’ex sindaco parla di 22 contatti. La difesa ha insinuato il dubbio che alcune delle 22 telefonate siano semplicemente ‘doppiate’ nei tabulati ed ha ristretto il campo a 6 telefonate o contatti tra i due coimputati. Numerosi anche i contatti del fratello dell’allora sindaco Nello Maurizio Aliberti con Luigi e Gennaro Ridosso, entrambi condannati per scambio di voto e corruzione elettorale nell’ambito della stessa inchiesta, e ritenuti a capo dell’organizzazione camorristica che operava a Scafati. Numerosissimi i contatti di Nello Maurizio Aliberti anche con Giovanni Cozzolino, factotum e componente dello staff sindacale, Aniello Longobardi, Raffaele Lupo, l’Igiene Urbana e la società interinale Tempo spa. I contatti con Igiene Urbana, la ditta che si occupava della raccolta dei rifiuti nel comune di Scafati – secondo il teste Rinaldi – riscontravano quanto raccontato dai testimoni circa i rapporti e le cointeressenze del fratello dell’ex sindaco.
L’analisi del profilo Facebook di Angelo Pasqualino Aliberti e i commenti alle attività amministrative del Comune retto dalla commissione prefettizia è stata al centro della testimonianza di Marco Ciullo, vice ispettore della Dia, che ha partecipato alle indagini relative ad una fuga di notizie dal Comune di Scafati. L’attività social dell’ex sindaco, dimessosi, con l’esplosione dell’indagine a suo carico che ha determinato lo scioglimento del consiglio comunale, è stato oggetto della procura antimafia con un sequestro dei supporti informatici, effettuata dalla Dia. La difesa di Aliberti, a proposito di un documento della Commissione prefettizia pubblicato da Aliberti e ritenuto ancora riservato, ha sostenuto che quell’atto era stato già pubblicato su altri profili social ed ha prodotto un denuncia presentata da Aliberti.
La prossima udienza si celebrerà il 24 ottobre prossimo ed è prevista la testimonianza del capitano Fausto Iannaccone, della sezione Dia di Salerno, che ha seguito molti degli accertamenti delegati dalla Dda salernitana nell’ambito dell’inchiesta Sarastra.
Presente in aula sei dei 7 imputati, l’unico assente Andrea Ridosso. Tra il pubblico numerosi fedelissimi e fedelissime dell’ex sindaco, detenuto agli arresti domiciliari a Praia a Mare, arrivato in tribunale poco prima delle 11. Angelo Pasqualino Aliberti, accompagnato dalla moglie Monica Paolino, ha dialogato con i suoi legali nell’attesa dell’inizio dell’udienza, non sono mancati saluti estemporanei di amici e professionisti che hanno gravitato intorno alle sue amministrazioni.

Rosaria Federico


Articolo pubblicato il giorno 26 Settembre 2018 - 18:26

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