Quando, nel novembre 2015, sottoscrisse con un colosso governativo cinese un accordo per la realizzazione di una fabbrica di aerei ed elicotteri ad ala fissa nella provincia di Shijiazhuang, era già ricercato dalle autorità italiane. Già nel gennaio precedente era diventata definitiva la sua condanna a 4 anni di carcere per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita di fondi dello Stato. Ma lui si trovava già in Cina e, non si sa come, era riuscito a farsi inserire nella delegazione di imprenditori italiani guidata dall’allora ministro Stefania Giannini nella repubblica popolare in occasione del meeting “Italia-Cina Science Technology and Innovation Week” che si concluse con la sottoscrizione di una serie di accordi commerciali del valore complessivo di 3 miliardi di euro. E, in veste di amministratore delegato dell’Avio International Holding Group, portò a casa un contratto da 130 milioni di dollari siglato la China Wast Industrial Urban Developement Company. Un accordo importante, tanto da conquistare un servizio ad hoc sul Tg1 Economia. L’imprenditore, Luigino Fiocco, 68 anni, è stato arrestato nei giorni scorsi a Brasilia. La squadra catturandi dei carabinieri di Milano lo ha individuato grazie a una serie di accertamenti condotti sul blog “Luigino Fiocco Site Worpress.com” dove le sue vittime sfogavano la loro rabbia per le truffe subite dal sedicente ingegnere aeronautico. Dopo la condanna a 4 anni incassata nel 2014 dal Tribunale di Cagliari e confermata nel gennaio successivo dalla Cassazione, Fiocco collezionò altre condanne complessivamente pari a 10 anni, 9 mesi e 5 giorni di carcere per bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita di fondi statali e una serie di reati fallimentari. L’ordine di cattura fu emesso a dicembre scorso dalla sezione esecuzioni del Tribunale di Milano. Ma lui era convinto di farla franca: “Mi hanno condannato a 10 anni di galera? E chi se frega! Tanto va tutto in prescrizione. E io continuo a rubare”, è una delle frasi che gli è stata attribuita dalle sue vittime. Il suo metodo era sempre lo stesso: si accreditava come ingegnere aeronautico titolare di un’importante società (fatta fallire dopo la sottoscrizione del contratto) e otteneva fondi pubblici per progetti mai realizzati. Oltre che in Sardegna, così facendo è riuscito a commettere una serie di truffe anche in Svizzera, portando a casa 200 mila franchi di fondi governativi, e in Brasile, dove è riuscito a ottenere oltre 200 milioni di dollari per la costruzione di un aeroporto che non ha mai visto la luce. Ora è detenuto nel carcere di Papula, a Brasilia, in attesa di essere estradato in Italia per scontare la sua pena.
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