Dopo l’1-1 contro la Polonia (soffrendo troppo e ringraziando Chiesa), ecco il meteorite-Portogallo che spacca l’azzurro, santifica la gara in casa, ci piega con gol di André Silva e per fortuna che c’è Donnarumma capace di evitare una pesante grandinata. Un punto in due gare significa che – avanti così e senza vincere in Polonia – l’Italia potrebbe sedersi sul terzo gradino della classifica e retrocedere in serie B. Meglio di no, dopo l’onta del non-Mondiale. Serve crescere in fretta. Per forza. 9 uomini diversi rispetto al debutto contro la Polonia a Bologna. Cambia tutta la difesa tranne Donnarumma (da destra, Lazzari, Caldara, Romagnoli, Criscito), conferma Jorginho in mezzo al campo spalleggiato dal duo Bonaventura-Cristante e l’attacco vive di Chiesa nel tridente con Zaza e Immobile. “Abbiamo cambiato perché bisogna tutelare i giocatori, abbiamo giocato 72 ore fa e non possiamo mettere a rischio nessuno” ha detto Roberto Mancini poche ore prima della partita. Poco prima della mezz’ora, e dopo piccoli fuochi isolati, la gara aumenta intensità e fiammate: una è made in Italy (Zaza non sviluppa una situazione favorevole in area), l’altra vede Romagnoli devitalizzare sulla linea di porta un’occasione di Bernardo Silva nata da uno sgorbio in uscita di Donnarumma. Un’altra mezza sofferenza arriva da un’auto-traversa colpita da Cristante su cross di Bernardo Silva. Insomma, a cavallo del 30’ si vive di una fase in cui l’ Italia perde le distanze e un po’ di lucidità nel mantenimento delle coperture: infatti il Portogallo sbuffa e spinge e si alza dando dell’Italia un’impressione di confusa fragilità. Mancio si agita e si arrabbia, Balotelli guarda dalla tribuna e insomma il c.t. non vede i giusti aiuti degli attaccanti nei rientri pro-centrocampisti, certificando di fatto la superiorità (di palleggio e numerica) dei portoghesi nel cuore del sistema. Il primo tempo si conclude con una botta (centrale) da fuori di Jorginho, un’occasione di Zaza (schiacciata e ribattuta) e un’evidenza: possesso-palla del Portogallo oltre il 60%, mentre il Mancio chiama un pressing che c’è e non c’è. Una squadra cambiata per 9 undicesimi non può essere oliata ma l’idea di fare esiste anche se gli equilibri, spesso, saltano dando aria alle raffiche portoghesi. 4-2-4 — Raffiche che diventano una tempesta all’alba della ripresa: Lazzari (settimo deb dell’Era Mancio: bravo da ala, molto meno da terzino) è in ritardo su Bruma, il sostituto di Cristiano Ronaldo vola a sinistra, Italia sbilanciata, palla di André Silva nell’alveolo destro dell’area, il tempo per aggiustare la palla c’è, per segnare anche. Mancio dice “Ma daaaai” come didascalia di un’Italia tutta sbilanciata e fuori scacchiere da destra a sinistra. L’Italia reagisce? Ora, poco: Donnarumma si tuffa alla grande su diagonale di Bernardo Silva indirizzato nel “sette” e intanto Mancio inserisce Berardi per Immobile ed Emerson Palmieri per Criscito. Il problema è che Santos risponde con Renato Sanches e Gelson Martins, due talenti, il primo ritrovato e l’altro esplosivo. Zaza ci prova di testa, Belotti entra per Cristante ed è 4-2-4 disperato e vano.
Articolo pubblicato il giorno 10 Settembre 2018 - 23:07