“Sono passati 24 anni da quel maledetto 19 marzo del 1994, quando la camorra – schiaffeggiata quotidianamente dalle parole e dalle azioni di don Peppe Diana – decise di entrare in sacrestia e sparare cinque colpi di arma da fuoco”. E “Di Meo non e’ mai diventato un testimone di giustizia, per il Tar Lazio e per il Consiglio di Stato, non rientra nella legge 45 del 2001 (la norma sui collaboratori e sui testimoni), ma sta combattendo la sua battaglia personale in un territorio ancora difficile”. Lo dichiara il Sottosegretario di Stato all’Interno Luigi Gaetti. “Augusto Di Meo – aggiunge Gaetti – e’ il testimone oculare dell’omicidio di don Peppe Diana, avvenuto a Casal di Principe. La sua testimonianza e’ stata fondamentale per condannarne l’esecutore materiale. La scelta di Augusto di non girarsi dall’altra parte, di svolgere fino in fondo il suo dovere di cittadino e amico di don Peppe Diana, lo ha reso bersaglio di minacce e intimidazioni prosegue il Sottosegretario – Augusto, intanto, continua a raccontare di quella mattina del 19 marzo del 1994 a centinaia di ragazzi che ogni anno passano nelle “terre di don Diana”, per i campi di lavoro promossi da Libera, senza abbassare mai la testa. Per questa sua attivita’, per quello che ha fatto e per quello che continua a fare a tutti noi, chiedero’ personalmente l’onorificenza al valor civile al Presidente della Repubblica. Augusto Di Meo non rimarra’ mai solo”, conclude Gaetti.
Articolo pubblicato il giorno 13 Settembre 2018 - 21:39