“Chiediamo solo di poterlo fare morire nel suo letto con dignità come merita ogni essere umano e non in un corridoio dell’ospedale dove si trova attualmente”. Al telefono la figlia di Ciro Rigotti, detenuto e malato terminale chiede la “grazia” ai giudici del Tribunale di Napoli di poter concedere i domiciliari al padre. Ora è ricoverato nel reparto medicina d’urgenza dell’ospedale Cardarelli di Napoli da una settimana ma i medici non hanno dato speranze di vita ai familiari. Ha metastasi estese su gran parte del corpo e non è operabile. “Non possiamo neanche vederlo-spiega la figlia- perché essendo un detenuto ci spetta vederlo solo il giovedì come nei giorni del colloquio in carcere. Chiediamo un gesto di pietà umana da parte dei giudici. Non è possibile che ci sia questo accanimento contro di lui e contro di noi. E’ una sofferenza atroce vederlo in queste condizioni e non poter portargli un po di conforto, abbracciarlo, accarezzarlo. Tanto lo sappiamo che ha pochi giorni di vita. Lanciamo un appello: fatelo morire a casa sua”. Ciro Rigotti, 62 anni, lo scorso anno è stato condannato a nove anni di carcere per spaccio di droga e per la sua appartenenza al clan dei D’Amico fraulella del rione Conocal di Ponticelli, Era stato arrestato con loro nel maxi blitz Delenda del 2016. In estate aveva accusato dei dolori ad un orecchio a cui non aveva dato peso ne lui ne i medici del carcere di Poggioreale che lo avevano visitato. A luglio la situazione è precipitata. Dopo una visita si era stabilito che aveva un “polipetto” benigno. Ma invece non era così. Il 13 luglio i medici gli avevano prenotato una Tac effettuata la scorsa settimana quando ormai il cancro aveva già fatto tutti i suoi danni. In pochi giorni Rigotti è diventato un malato terminale. E ora è ricoverato al Cardaelli. E i familiari ora chiedono di avere i domiciliari.
Articolo pubblicato il giorno 13 Settembre 2018 - 23:55