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Giudici corrotti, il Ctu Vollono confessa: ‘Costretto a pagare Iannello per poter lavorare’

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Torre Annunziata. Si autosospende dalla carica di giudice di Pace, Antonio Iannello, l’avvocato accusato di corruzione e arrestato giovedì mattina dagli uomini della Guardia di Finanza. Lo ha annunciato egli stesso al Gip Della Ragione che lo ha interrogato nel carcere di Poggioreale, stamane, alla presenza del suo legale Francesco Matrone. Iannello, il giudice di pace accusato di di aver intascato mazzette per le nomine di consulenti tecnici e di prendere una percentuale sulle cause civili che pendevano presso il suo ufficio, si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha in ogni caso annunciato – visto che non è ancora arrivato nessun provvedimento di sospensione dall’incarico – che non svolgerà più la funzione di giudice di pace. Stamane, si sono tenuti gli interrogatori dei 18 indagati finiti in carcere per corruzione in atti giudiziari e concussione. Si sono quasi tutti avvalsi della facoltà di non rispondere tranne due degli arrestati: il giudice di pace Raffaele Ranieri, scafatese, accusato di aver intascato mazzette insieme a Iannello e Marco Vollono, uno dei tanti consulenti nominati dal giudice corrotto che ha dovuto poi consegnare a Iannello una parte del suo guadagno.
Ranieri, difeso dall’avvocato Marco Amendola, ha sostenuto la sua innocenza sostenendo che il colloquio intercettato nello studio del collega Iannello in cui si parlava di soldi era relativo ad una causa che i due avevano in corso dinanzi alla Corte d’Appello di Salerno. Ranieri ha prodotto, attraverso il suo legale, anche alcuni documenti che avvalorerebbero la sua tesi.
Ha sostenuto di essere stato costretto a pagare la tangente sull’incarico che aveva ottenuto, invece, Marco Vollono, il consulente tecnico di Castellammare di Stabia, difeso dall’avvocato Gennaro Somma. Vollono il 6 febbraio scorso è stato ripreso dalla telecamera nascosta nello studio di Iannello mentre consegna al giudice 700 euro, per tre consulenze che gli erano state affidate. Il ‘sistema’ del giudice infedele prevedeva – così come emerso dalle indagini – che i consulenti tecnici nominati nelle cause dovessero pagare 700 euro ogni 3 incarichi. In quell’occasione Iannello ringrazia per il pagamento e poi chiede al Ctu: “Ma tu quante ne hai giurate quest’anno? Una o due… allora tengo ancora un po’ di spazio dai, non ti preoccupare”. Stamane il consulente ha ammesso di aver versato dei soldi al giudice di pace ma anche sostenuto di essere stato costretto a farlo, pur di lavorare. Il Ctu ha spiegato che senza quella mazzetta, il giudice Iannello non lo avrebbe più nominato, e quindi non avrebbe più potuto lavorare come consulente del Tribunale nelle cause di sinistri stradali.
Gli altri indagati finiti in carcere hanno preferito, stamane, non rispondere alle domande del Gip di Napoli che li ha interrogati per rogatoria. Lunedì mattina, i cinque finiti agli arresti domiciliari sono stati convocati al tribunale di Roma per l’interrogatorio di garanzia.
In carcere restano:
1. AFELTRA Francesco
2. BASILE Nicola
3. COPPOLA Luigi
4. CUOMO Eduardo
5. DONNARUMMA Fabio
6. ELEFANTE Vincenzo
7. ESPOSITO Liberato
8. GUIDA Ciro
9. GUARNACCIA Aniello
10.IANNELLO Antonio
11.LUZZETTI Dario
12. OSTRIFATE Rodotfo
13. RANIERI Raffaele
14. TRAMONTANO GUERRITORE Enrico
15. VARCACCIO GAROFALO Guido
16. VARCACCIO GAROFALO lvo
17. VERDE Salvatore
18. VOLLONO Marco

PUBBLICITA

Rosaria Federico

@riproduzione riservata


Articolo pubblicato il giorno 29 Settembre 2018 - 17:05


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