Sono stati arrestati in Svizzera, nella zona di Lugano, dove avevano base in due locali, i due fratelli di origine campana – formalmente residenti in Estonia – ritenuti a capo di un’organizzazione criminale dedita alle frodi fiscali e colpiti dal provvedimento di cattura in seguito a una articolata indagine delle fiamme gialle di Parma, conclusa nello scorso luglio e iniziata nel 2015. I due erano latitanti e ricercati a livello internazionale. Le indagini, coordinate dalla procura di Parma, si erano concentrate su 59 soggetti collegati a vario titolo a 92 societa’ operanti sull’intero territorio italiano. Il sodalizio operava attraverso un meccanismo illecito basato sulla creazione o l’acquisizione di numerose societa’, poi affidate a rappresentanti legali, quasi sempre extracomunitari, risultati meri prestanome. Nelle dichiarazioni fiscali presentate, venivano cosi’ esposti falsi crediti Iva, generati da costi (per centinaia di migliaia di euro) in realta’ mai sostenuti, non documentati o addirittura supportati da false fatture; i crediti fittizi cosi’ creati venivano ceduti ad altre imprese che li utilizzavano in compensazione di reali debiti tributari, riuscendo, in tal modo, a non pagare le tasse dovute. Sulla base dell’attivita’ investigativa, la procura di Parma aveva richiesto e ottenuto, dal competente giudice per le indagini preliminari, misure cautelari sia personali, per evitare il reiterarsi dei reati e per il concreto pericolo di fuga degli indagati, sia reali, quest’ultime volte a recuperare il profitto illecitamente ottenuto dal meccanismo fraudolento (oltre 4 milioni di euro). Per questo erano gia’ stati sottoposti a sequestro quote di societa’ operative, autoveicoli di lusso intestati ai soggetti coinvolti, terreni ed immobili siti nella provincia di Napoli e di Parma, nonche’ cospicue somme liquide, depositate sui conti correnti nella disponibilita’ dell’organizzazione. I due arrestati in Svizzera, avevano anche cercato di depistare le indagini. L’arresto dei due imprenditori e’ avvenuto con la collaborazione della polizia giudiziaria federale di Lugano (Ufficio della cooperazione internazionale) e della polizia cantonale: i due attualmente sono detenuti in Svizzera in attesa dell’estradizione. I finanzieri stanno ancora indagando per ricostruire la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza dei due e per verificare se e in che modo abbiano utilizzato gli altri 16 milioni di euro circa di crediti fittizi creati per compensare debiti tributari e previdenziali gravanti sulle societa’ a loro riconducibili.
Articolo pubblicato il giorno 27 Settembre 2018 - 10:31