“Feci quell’omicidio a malincuore, quando me lo chiese Ciro Perfetto, mi limitai a fargli notare che stavamo andando ad ammazzare uno di noi. Poi ricordai allo stesso Perfetto che non dovevamo mettere un ragazzo come Di Napoli nel gruppo di quelli che andavano a sparare alla Sanitร ”. Storie di camorra e tradimenti, storie di morti ammazzati, di condoglianze di circostanza e di amicizie calpestate per volere del boss. E’ il 13 dicembre del 2017 quando Mariano Torre da pochi giorni collaboratore di giustizia e sul groppone giร due condanne all’ergastolo in primo grado racconto di un altro cruento assassinio compiuto da lui e dal suo gruppo. Ma questa volta nel suo raconto c’รจ anche l’amarezza, il rancore di aver ucciso un amico.ย Mariano Torre, uno dei killer della batteria di fuoco del boss pentito (lo ha fatto prima diย lui) Carlo Lo Russo parla dell’omicidio di Vincenzo Di Napoli, il 17enne della don Guanella ucciso il 9 dicembre del 2015. Oltre ai pentiti Mariano Torre ( il killer) e a Carlo Lo Russo (il mandante) ieri sono stati arrestati gli altri partecipanti all’agguato ovvero Ciro Perfetto (nipote di Lo Russo) e Antonio Buono, Antonella De Musis, compagna del boss che ospitรฒ i sicari e il 32enneย Antonio Montepiccolo (l’unico che era libero) che fornรฌ le armi e i vestiti al gruppo di fuoco. E come spesso accade dopo gli omicidi di camorra i sicari festeggiarono e lo fecero in un ristorante in cui erano soliti ritrovarsi. C’erano Torre, Buono e la De Musis. Tutti il gruppo di killer arrestati ieri compresa la giovane vittima aveva partecipato insieme con Luigi Cutarelli ed altre persone ancora da identificare alla stesa al rione Sanitร del settembre precedente in cui era rimasto ucciso la giovane vittima innocente Genny Cesarano.ย ha raccontato Mariano Torre “ร un omicidio che ho compiuto a malincuore e spiego come รจ stato deciso. ร stato Ciro Perfetto a volere che venisse ucciso, pronunciando testualmente queste parole: si deve ammazzare Vincenzo Di Napoli. Io rimasi sorpreso perchรฉ Vincenzo era uno di noi e gli chiesi per quale motivo dovevamo ucciderlo. Ciro mi spiegรฒ che lo vedeva strano nel senso che non usciva di casa, non stava piรน in mezzo a noi e non aveva piรน fiducia in lui. Io non capivo e allora Ciro fu ancora piรน preciso, facendo riferimento alla partecipazione di Vincenzo al-lโomicidio di Genny Cesarano. Io gli ricordai che la notte dellโomicidio io avevo pensato che la presenza di Vincenzo non fosse opportuna e lui mi aveva tranquillizzato. Comunque Ciro non volle sentire ragioni: disse che Vincenzo doveva morire perchรฉ non si fidava piรน di lui. Andammo da Carlo Lo Russo per avere il suo permesso e ci recammo a casa di โEnzo oโ signo-eโ (Vincenzo Lo Russo, nipote del boss ndr), dove in quel periodo Carlo si incontrava con Antonella. Andai con Ciro Perfetto da Carlo, che ricordo si era appena svegliato, era primo pomeriggio. Oltre a Carlo cโera Antonella. Ciro parlรฒ con Carlo e gli disse ciรฒ che aveva giร detto a me e cioรจ che non si fidava piรน di Vincenzo e che aveva partecipa-o allโomicidio di Genny. Carlo ci diede lโokay. Io e Ciro ce ne andammo e ricordo che Carlo si raccomandรฒ di fare presto perchรฉ doveva ritirarsi per le 19. Io e Ciro tornammo al Rione, dove ci attendevano Buono e Luigi e ci organizzammo. La scusa per attirarlo in trappola fu la droga”. Anche il boss pentito Carlo Lo Russo ha confermato questa versione: “Diedi il via libera, mi venne chiesto da Ciro Perfetto, che aveva notato il cambio di atteggiamento di Vincenzo Di Napoli dopo l’omicidio del ragazzino della Sanitร Genny Cesarano. Mi fece notare che non scendeva piรน in strada e non faceva piรน la droga con noi. Anzi, mi fu anche detto che stava riallacciando i rapporti con i nostri nemici del rione Sanitร ”. Il racconto del killer pentito si arricchisce di un ulteriore macabro particolare: ‘Il giorno dopo l’omicidio andarono a casa di Aniello Di Napoli (padre della vittima ucciso poi ad aprile del 2016 perchรฉ stava facendo troppe domande in giro sulla morte del figlio) per un abbraccio fraterno e solidale: “Se non ci fossimo andati – ha spiegato Torre – avrebbe fatto ricadere su di noi sospetti e propositi di vendetta. Invece, la nostra presenza lo spinse a credere che erano stati quelli del rione Sanitร ”.
Articolo pubblicato il giorno 25 Settembre 2018 - 00:24
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