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Crollo di Genova, l’ipotesi choc del professor Siviero: ‘Compatibile con un’esplosione’

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“Quel ponte non poteva crollare da solo, per questo valuto l’ipotesi esplosione. Chi parla male di Morandi parla senza sapere, dal 14 agosto gli ingegneri sono diventati 60 milioni. Demolire la parte che resta è una cosa assurda, sia dal punto di vista economico che sociale”. Lo ha detto il prof. Enzo Siviero (ingegnere, architetto e docente all’università Iuav di Venezia), intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus. “Le modalità di crollo di quel ponte mi sono sembrate strane – ha spiegato Siviero e visto che lo conosco bene, è impossibile che sia crollato da solo. E’ crollato con carico zero, con trenta macchine sopra. Ho individuato come una delle cause del crollo il puntone inferiore, che potrebbe essere ceduto. Sto facendo ancora varie ipotesi. Non è che porto l’ipotesi del crollo per un’esplosione come sicura, io dico solo che è compatibile. Se crolla da solo vorrebbe dire che c’è un’incapacità di capire i deterioramenti. Ma un conto è il deterioramento e un conto è che un ponte crolli da solo, senza dare prima delle avvisaglie. Ingegneristicamente era un ponte molto avanzato per l’epoca, forse fin troppo avanzato. Ma proprio perché era particolarmente attenzionato, io credo che sia stato fatto tutto quello che doveva essere fatto”. “Nessuno mi ha francobollato come complottista, perché sono stato da subito molto chiaro. Non sono un dietrologo, sono un tecnico e voglio continuare a fare il tecnico. I vari video che circolano sul web li ho visti dopo 3-4 giorni, a me non interessa nulla di questo. Io sto facendo una serie di verifiche che rendono compatibile il crollo con un pezzo di ponte che sta sotto e non lo strallo. Quando sarà finita questa vicenda, questa cosa la pubblicherò come un elemento plausibile. Dopodichè io spero che i consulenti del pm, che sono eccezionali, trovino delle motivazioni più puntuale. Penso che Riccardo Morandi sia stato uno dei più grandi ingegneri del nostro tempo. Chi parla male di Morandi non conosce. Molta gente parla senza avere la conoscenza specifica. Dal 14 agosto gli ingegneri sono diventati 60 milioni, ognuno parla perché ha la bocca. Demolire la parte che resta è una cosa assurda, sia dal punto di vista economico che sociale. Con poco si potrebbe rimettere a posto. In Colombia c’è un ponte più piccolino di questo di cui nessuno parla che è diventato un simbolo nazionale e adesso ne stanno facendo un altro per insufficienza geometrica. Questo ci può orientare a sistemare il ponte esistente”, ha concluso l’ingegnere.


Articolo pubblicato il giorno 3 Settembre 2018 - 13:06

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