Le dichiarazioni di Sergio De Gregorio sono da “reputarsi nel loro nucleo essenziale connotate da credibilita'”. Lo sottolinea la sesta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi, con la quale, nel luglio scorso, confermo’ la prescrizione per Silvio Berlusconi nell’ambito del processo sulla compravendita dei senatori, riqualificando il reato in quello di corruzione impropria. “I giudici del merito hanno proceduto alla ricostruzione della vicenda sulla base di plurimi elementi probatori, ma in primo luogo sulla base delle dichiarazioni rese da Sergio De Gregorio” che “in base alla sua narrazione dei fatti, era stato individuato, nella sua veste di senatore, come il pubblico ufficiale che aveva stretto con un privato corruttore, indicato in Berlusconi, avvalsosi anche dell’intermediazione di Valter Lavitola, il ‘pactum sceleris’ oggetto della verifica processuale”. Il tribunale di Napoli, ricorda la Cassazione, ha posto in luce “le connotazioni personologiche di De Gregorio, manifestatesi nelle modalita’ e nell’enfasi del racconto”, ma anche “le ragioni per cui i tratti essenziali del narrato, funzionale alla ricostruzione della vicenda corruttiva avrebbero dovuto delinearsi attendibili e capaci di resistere alle svariate censure difensive”. Cosi’, si legge ancora nella sentenza depositata oggi, “e’ stata delineata la figura di un esponente politico spregiudicato, capace di attirare consenso al punto da farsi eleggere nelle file del centrosinistra, nonostante un passato che lo legava al centrodestra e comunque effettivamente inserito nelle vicende narrate, in contatto con i suoi protagonisti e in grado di interloquire con essi con le modalita’ da lui specificamente indicate”. Il contenuto fondamentale del suo “complesso racconto”, secondo i giudici, e’ “sempre rimasto aderente ad un filo conduttore nitidamente indicato, costituente il vero fulcro delle dichiarazioni e il vero oggetto della relativa valutazione” e cosi’ “e’ stato dato conto della genesi dei rapporti con Berlusconi e del loro sviluppo, culminato dapprima nel patto corruttivo su cui si incentra l’imputazione e poi nella concreta attuazione di esso, con l’intervento necessario di Lavitola”.
Al centro del processo, la cosiddetta “Operazione liberta'”, una sorta di ‘sottrazione’ di senatori alla maggioranza di centrosinistra che, tra il 2006 e il 2008, sosteneva il governo Prodi a Palazzo Madama. All’ex senatore Sergio De Gregorio – che ha patteggiato una condanna a 20 mesi nel luglio del 2013 – secondo la ricostruzione degli inquirenti, furono versati tre milioni di euro. Nel settembre 2006, De Gregorio lascio’ l’Italia dei Valori, che faceva parte dello schieramento di centrosinistra, fondo’ il movimento Italiani nel Mondo e aderi’ a Forza Italia. Nel 2008, grazie anche al voto contrario di De Gregorio sulla fiducia, il governo Prodi cadde, perdendo la maggioranza al Senato. La sentenza di primo grado, che condanno’ Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola a 3 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, oltre a stabilire un risarcimento per il Senato della Repubblica, venne pronunciata l’8 luglio 2015 dai giudici napoletani. In appello, il 20 aprile dello scorso anno, la Corte partenopea dichiaro’ l’intervenuta prescrizione del reato per entrambi gli imputati. Contro questo verdetto, Berlusconi e il responsabile civile Forza Italia avevano quindi presentato i ricorsi in Cassazione rigettati con la sentenza depositata oggi.
Articolo pubblicato il giorno 11 Settembre 2018 - 19:01