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Camorra: la Cassazione conferma le condanne al gruppo scissionista dei Nappello

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La Corte di cassazione, II sezione penale, presieduta dal dott. Prestipino e che ha visto relatore dei fatti di causa il dott. Di Pisa, ha messo la parola fine all’inchiesta della direzione distrettuale antimafia che portò alla sbarra i vertici della compagine e decine di affiliati al clan Lo Russo.
Ventinove i ricorrenti: Barbato Maria, Borzacchiello Angela, Brillante Francesco, Cardillo Antonio, Centanni, Mario, Cerchio Salvatore, Cinicolo Francesco Saverio, Cinicolo Antonio, Culiersi Ciro, Culiersi Daniele, D’Abile Emanuel, D’Angelo Ignazio, Della Corte Giovanni, De Simini Antonio, La Hara Salvatore, Lo Russo Mario, Lo Russo Carlo, Luongo Pasquale, Madonna Gianluca, Marino Salvatore, Nappello Valerio, Nappello Carlo, Palumbo Gennaro, Parravano Alessandro, Polverino Pietro, Prota Emanuele, Silvestri Salvatore, Simonetti Pietro, Vitaliano Michele.
Le imputazioni riguardavano sia l’associazione di tipo mafioso, sia la associazione finalizzata ad un imponente traffico di sostanze stupefacenti. Nel capo di imputazione veniva contestato al potente gruppo dei Lo Russo di aver operato per ben quindici anni. I mezzi di prova acquisiti durante le indagini grazie alle intercettazioni si sono arricchiti con il contributo offerto agli inquirenti dai vertici della associazione poi divenuto collaboratori di giustizia. Pesanti le condanne inflitte in data 24.01.17 dalla Corte di appello di Napoli, le quali sono divenute quindi irrevocabili all’esito della dichiarazione di inammissibilità di tutti i ricorsi proposti dai numerosi difensori decisa dalla Corte di cassazione. Viceversa, la Suprema Corte, condividendo le ragioni giuridiche formulate dagli avvocati Dario Vannetiello ed Annamaria Ziccardi, ha annullato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Napoli relativamente alla confisca che fu imposta ai danni del narcotrafficante Salvatore La Hara, soprannominato “ o pazzo”, al quale furono a suo tempo sequestrati beni per ingente valore, rappresentati da un immobile, conti correnti bancari e postali nonché due autovetture. Così si riapre la speranza per La Hara e per i suoi familiari di ottenere di nuovo i suoi beni. Il nuovo giudizio sul tema si svolgerà innanzi ad altra sezione della Corte di appello di Napoli dopo che la Cassazione renderà note le motivazioni per le quali ha sposato le tesi degli avvocati Vannetiello e Ziccardi.


Articolo pubblicato il giorno 27 Settembre 2018 - 19:32

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