Sono 14 le misure cautelari eseguite a Cava dè Tirreni, nei confronti dei componenti membri di un gruppo criminale dedito all’estorsione e all’usura: 11 persone sono finite in carcere e tre ai domiciliari. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione semplice, usura pluriaggravata, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata alla vendita e cessione di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi da sparo. L’operazione congiunta, eseguita da polizia, carabinieri e Dia, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno. Sono state eseguite 52 perquisizioni domiciliari che hanno riguardato complessivamente 47 indagati e cinque ulteriori persone. Il provvedimento cautelare costituisce il completamento di un’attività investigativa avviata nel novembre 2015 nell’ambito della quale erano già stati eseguiti degli arresti. Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di tre distinti sodalizi criminali attivi nel territorio di Cava de’ Tirreni: due dei quali che facevano capo a Domenico Caputano e un altro a Dante Zullo. Un controllo “davvero molto penetrante” sul territorio di Cava de’ Tirreni (Salerno) reso possibile anche “dalla presenza, all’interno dei rispettivi sodalizi criminosi, di soggetti in allarmanti relazioni con appartenenti alle forze di polizia e con esponenti delle istituzioni locali”. Ha spiegato il procuratore distrettuale antimafia di Salerno, Corrado Lembo, descrivendo l’attività di tre distinti gruppi criminali sui quali si sono concentrate le indagini. Il primo dei tre gruppi è quello “facente capo a Dante Zullo”, composto complessivamente da 11 persone, che grazie alla sua forza intimidatrice era dedito alla commissione di delitti di usura aggravata, abusiva attività finanziaria, estorsione aggravata, trasferimento fraudolento di valori e violenza personale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il gruppo controllava “l’attività di raccolta delle inserzioni pubblicitarie presso lo stadio Simonetta Lamberti di Cava per conto della Cavese Calcio, svolta, sulla base di quanto risultava da un contratto rinvenuto nella disponibilità di Dante Zullo, da Carlo Lamberti”.
Tra i vantaggi e profitti ingiusti realizzati dal clan il procuratore segnala “l’occupazione sine titulo di un fondo in via D’Amico, già condotto dalla famiglia Rispoli e di proprietà della famiglia Montesanto-Carleo, trasformato da suolo agricolo a pista di allenamento per i cavalli, con conseguente realizzazione di un edificio, senza permesso di costruire, nel dicembre 2007 adibito a scuderia, e successiva edificazione di un ulteriore immobile abusivo adibito ad abitazione da Vincenzo Zullo nel 2017”. Un secondo gruppo, avente a capo Domenico Caputano, era composto da ulteriori 5 persone ed era “abitualmente dedito alla commissione dei delitti di usura aggravata e di estorsione, talora con ricorso al metodo mafioso”. Un terzo gruppo, sempre capeggiato da Domenico Caputano con la partecipazione di 11 persone, “aveva la finalità di gestire una vasta piazza di spaccio sul territorio di Cava de’ Tirreni”. Tra i numerosi indagati non raggiunti dai provvedimenti cautelari, il procuratore Lembo evidenzia “un elevato numero di persone che rispondono dei delitti di false dichiarazioni al pubblico ministero e di favoreggiamento personale, a riprova della forza intimidatrice esercitata dai componenti delle tre associazioni”.
Lo scorso anno erano finiti in manette Dante e Vincenzo Zullo, padre e figlio, e Vincenzo Porpora per il reato di usura, a giugno dello stesso anno, un altro gruppo di 10 personeera finito sotto inchiesta per spaccio di stupefacenti.
Articolo pubblicato il giorno 13 Settembre 2018 - 12:27