Minacce in stile Gomorra per il pentito che stava facendo tremare il clan Zullo-Caputano. Il pentimento di Giovanni Sorrentino, commerciante e ex genero di Dante Zullo ‘o cavallaro, ha minato le fondamenta della cosca cavese dedita all’usura, alle estorsioni e allo spaccio di stupefacenti. L’ex fidanzato di Geraldine Zullo, la spietata lady camorra della famiglia, arrestato nel 2017 decide di diventare un collaboratore di giustizia. E quando la sua scelta diventa ormai pubblica arrivano le ritorsioni e le minacce come quella fatta da Rita Caputano, sorella di Domenico, arrestato nel blitz dell’altro giorno ad una parente di Giovanni Sorrentino. L’obiettivo e far sì che Sorrentino receda o quanto meno non inguai i componenti del gruppo criminale. E allora Rita Caputano, incrociando, quella che all’epoca era la fidanzata del fratello del pentito le chiede: “Ma Giovanni si rende conto in che guaio ha trascinato la famiglia”. “Che ci vuole che una macchina si avvicini alla madre che spesso passeggia da sola con il cane?”. E poi in un’altra occasione, alla fine di novembre del 2017, aggiunge: “Allora tu fai come si fa a Napoli quando si vogliono dissociare, si attaccano i manifesti di morto”. E allo stupore della ragazza aveva aggiunto: “Ma come non hai mai visto Gomorra?”. Per gli inquirenti che hanno seguito per circa tre anni le evoluzioni del clan Zullo, le minacce rivolte dalla sorella di uno degli uomini più fidati di Dante Zullo, non possono non essere esplicitamente e volte a costringere i familiari di Sorrentino a troncare le relazioni con l’infedele. Quelle minacce e lo stato di paura avevano spinto, ulteriormente, Giovanni Sorrentino – commerciante di auto e ex fidanzato di Geraldine – a continuare nella strada di collaborazione intrapresa dopo il suo arresto. Ed è proprio Sorrentino a fornire dettagliate e riscontrate prove dell’attività della famiglia Zullo e dei suoi sodali, ma anche dei legami di Dantuccio, ex esponente del clan Bisogno, camorrista della vecchia guardia della Nuova Famiglia, con altri clan della provincia di Napoli come i Nuvoletta di Marano. E non solo.
Sorrentino ha anche fatto emergere il ruolo di insospettabili commercianti e imprenditori cavesi alcuni dei quali costretti a rivolgersi a Dante Zullo e a Domenico Caputano per ottenere dei prestiti usurai. La gran parte delle vittime sono diventate indagate perché – pur in presenza di prove e di intercettazioni inequivocabili hanno negato di essere finite nella morsa usuraia dei Zullo e dei Caputano. Numerosissimi i commercianti costretti ad ‘inchinarsi’ al cospetto di Dante Zullo, figura carismatica e capo indiscusso del clan. Visto come il camorrista della città, a lui andavano in regalo generi alimentari e di consumo: pesce, frutta, consumazioni in bar e ristoranti venivano recapitati a casa del boss o presi direttamente in negozio senza pagare. A raccontarlo è Giovanni Sorrentino, per un lungo periodo genero di Dantuccio e quindi ammesso alla sua corte oltre che utilizzato come prestanome per l’intestazione fittizia di auto e mezzi.
Ma Sorrentino non racconta solo dei legami criminali della famiglia, della spietatezza della sua ex fidanzata, del padre di lei e del fratello Vincenzo. il pentito racconta anche dei legami ‘istituzionali’ che Dante Zullo aveva con esponenti politici e in particolare con Enrico Polichetti, ex consigliere comunale poi divenuto assessore e infine vicesindaco nell’amministrazione del sindaco Servalli. Sorrentino spiega: “In particolare, in occasione delle ultime elezioni comunali del 2015, Santoriello Antonio (Alias ‘o cicatiello, nipote acquisito di Dante Zullo, autista e esattore per conto dello zio, ndr) e Dante Zullo sono stati molto attivi sul territorio per sostenere la candidatura di Enrico Polichetti, poi divenuto assessore. Polichetti, a sua volta, è stato un frequentatore abituale direi giornaliero, della scuderia, dove si intratteneva a parlare con Dante che ricordo chiamava ”o zio” oppure “zi dante”. Mi riservo di fornire ulteriori indicazioni nel paragrafo dedicato specificamente ai rapporti tra Polichetti, Zullo e Santoriello”.
Rosaria Federico
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