Napoli. Il giovane boss idealista Walter Mallo e i suoi seguaci avevano individuato in Giacomino Musto, giovane pusher del clan Lo Russo, quale obiettivo da eliminare nell’ambito della faida che era scoppiato agli inizi del 2016. E’ quanto emerge dalle intercettazioni ambientali e telefoniche allegate all’inchiesta sui clan Nappello e i reduci dei Lo Russo che lo scorso novembre portò in carcere una quarantina di affiliati ai vari schieramenti criminali della zona a Nord di Napoli. Water Mallo e i suoi affiliati avevano creato un clima di terrorenei territori storicamente sottoposti al controllo dei ‘Capitoni’ ed in particolare nel Don Guanella, zona di grande interesse per i clan in quanto zona di spaccio particolarmente redditizia.
Carlo Lo Russo faceva affidamento sui propri killer di fiducia, Cutarelli, Ruocco, Cerasuolo e Perfetto Ciro con il proprio gruppo di fuoco per contrastare gli ‘emergenti’, presuntuosi ed impertinenti, facenti capo al giovane boss con la lacrima tatuata.
Il clima di terrore si concretizza nelle continue stese, realizzate dagli uomini dell’uno piuttosto che dell’altro gruppo contrapposto, culminate in eventi tragici, con la morte di persone estranee al ‘conflitto’, e nel tentato omicidio dello stesso Walter Mallo commesso il 26 aprile del 2016.
Tra gli obiettivi che il gruppo di Mallo intende colpire vi è Giacomino Musto. A conferma di ciò e allegati al processo in corso in primo grado, vi sono una serie di intercettazioni d registrate in ambientale all’interno del veicolo Ford Fiesta, intestato a Paolo Russo alias a’Patana, braccio destro di Mallo e dai quali si comprende che il 30 marzo 2016 il gruppo del Mallo aveva deciso di tendere un agguato ai danni di Giacomo Musto. Sono le 1.50 di notte del 30 marzo 2016 e in auto ci sono Walter Mallo, Paolo Russo e Vincenzo Danise. Arrivano all’interno del Lotto G di Via Antonio Labriola all’altezza dell’isolato 7 si mettono in cerca di Musto. Si spingono fin sotto il palazzo ipotizzando in un primo momento che il soggetto possa essere rincasato mediante un motociclo (“Non è che si è ritirato con il trecento questo cornutone, Paolo?”). Dopo un breve sopralluogo a piedi però, i due desistono e non trovando il loro obiettivo, tornano a bordo dell’autovettura e si allontanano dal Lotto G.
Qualche ora più tardi, intorno alle ore 02:33, sempre a bordo della Ford Fiesta, Mallo, Russo e Danise si mettono nuovamente alla ricerca del loro ‘obiettivo’, e giungono in Via Nuova Toscanella, sperando di individuare l’abitazione giusta in cui dimora Musto grazie alla localizzazione del motociclo che sanno essere di sua proprietà (“Dove sta il trecento non ti puoi sbagliare”) e che secondo loro è parcheggiato proprio all’ingresso dell’abitazione. Mallo conosce quell’abitazione ed esorta Russo ad andare che però invita gli altri due a seguirlo (“Andiamoci tutti quanti!”) e li informa che sarà lui a bloccarlo (“Walter, io lo incastro, che lo dobbiamo bloccare!”). I tre ipotizzano che Musto potrebbe trovarsi altrove, probabilmente nella casa ubicata in via Mugnano a Marianella, dove però Mallo non crede sia per loro sicuro portare a termine un agguato (“Sì, non hai capito, se veniamo qua e vediamo solo a lui vuol dire che sta solo lui, invece se andiamo a Marianella, dobbiamo passare davanti a trecento case, è diversa la situazione! Se vogliamo andare, andiamo un attimo!”). La casa di cui fanno riferimento è ubicata infatti in una zona popolare in cui sono presenti vari fabbricati a breve distanza tra loro, territorio quindi non ottimale per compiere un omicidio senza essere visti e che permetta loro una fuga veloce e sicura. Parlano dunque dell’abitazione un tempo occupata da Fabio Cardillo, e dove il sette luglio del 2016 Giacomo Musto poi è stato tratto in arresto.
Walter Mallo , ritenendo che l’obiettivo non si trovi nemmeno alla Via Nuova Toscanella, ipotizza che questi abbia potuto discutere con la moglie di Ciro Culiersi, alias “Birritella” e possa essere andato via (“Sì, avrà fatto discussione con la moglie di Birretella, sul lutto di Alfonso, e se n’è andato da qua, solo che qua sta da solo ad abitare!”). I tre quindi, dopo aver discusso in merito ai rischi dell’agguato, decidono di scendere dall’autovettura e muoversi a piedi per non rischiare (“E sì, qua, qua… mettiamo la macchina qua, lasciamo le chiavi in faccia, salite e scendiamo, è meglio qua che non ci facciamo bloccare.”) .
Infine però, probabilmente in quanto non in grado di individuare l’abitazione di Giacomo Musto in via Nuova Toscanella e per la difficoltà nel raggiungere l’altro domicilio sito in via Mugnano a Marianella (si entrerebbe nel territorio del clan rivale e si sarebbe costretti a transitare davanti a numerose abitazioni, aumentando il rischio di essere scoperti ed individuati dal clan nemico), i tre desistono dal loro intento e così Giacomo Musto sarà salvo.
Renato Pagano
2. continua
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(nella foto da sinistra Walter Mallo, Paolo Russo, Vincenzo Danise, Giacomo Musto, Carlo Lo Russo)
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