Napoli. “Prima non ero un killer, ma quando Carlo Lo Russo è uscito dal carcere mi ha plagiato”. Mariano Torre, condannato all’ergastolo sei mesi fa per l’omicidio di Genny Cesarano, spiega così ai pm della Dda come è stato assoldato da Carlo Lo Russo quando questi è uscito dal carcere. Era il gennaio del 2015 quando il boss Lo Russo venne scarcerato dopo trent’anni di reclusione, chiamò attorno a sè giovani rampolli della cosca che da pusher furono ‘promossi’ a sicari. Il più piccolo aveva appena compiuto 18 anni, il più grande ne aveva 26. E’ stato lo stesso capoclan a raccontarlo dopo il suo clamoroso pentimento avvenuto un anno e mezzo fa, che ha scatenato un terremoto di arresti sia per gli omicidi che hanno segnato una stagione di sangue nell’area Nord di Napoli, che per il riciclaggio del tesoro che negli anni Lo Russo ha accumulato intestato ad imprenditori e prestanome. Uno dei suoi fedelissimi era Mariano Torre, che sei mesi fa, dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Genny Cesarano, il 17enne colpito per errore il 6 settembre 2015 nel rione Sanità, ha deciso di pentirsi. Torre racconta come il capoclan lo avesse plagiato. Le sue dichiarazioni sono alla base dell’ordinanza che questa mattina ha portato a quattro arresti per l’omicidio del 9 dicembre 2015, vittima Vincenzo Di Napoli. Mariano Torre, con i compagni di cosca Luigi Cutarelli, Antonio Buono e Ciro Perfetto (questi ultimi due destinatari del provvedimento restrittivo), ha commesso cinque omicidi. Almeno si tratta di quelli contestati in ordinanze di custodia cautelare anche se lo stesso Torre ha riferito di aver sparato molte altre volte e ci sono altre indagini in corso che potrebbero sfociare in ordinanze a breve. “Ho commesso tanti omicidi, prima non ero un killer – dice agli inquirenti – facevo parte del clan, facevo parte del sistema, ma non ero un assassino. Lo sono diventato quando è stato scarcerato Carlo Lo Russo, il quale mi ha plagiato facendomi diventare quello che non volevo essere”, e la Dda partenopea che lo ritiene un collaboratore più che attendibile. Tra le persone indagate c’è anche Antonella De Musis, l’ultima compagna di Lo Russo e i suoi racconti sono ritenuti molto dettagliati. Le sue dichiarazioni, di recente, hanno permesso di ricostruire l’omicidio di Pietro Esposito, boss della Sanità assassinato anch’egli per ordine di Lo Russo a dicembre di tre anni fa.
Articolo pubblicato il giorno 24 Settembre 2018 - 19:52