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Camorra a Cava, la figlia del boss portava gli ordini dal carcere agli affiliati e minacciava le vittime

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Un clan vero e proprio con un capo carismatico Dante Zullo, ‘o cavallaro, e dei luogotenenti ma anche emissari per portare gli ordini fuori dal carcere. L’inchiesta che ha portato ieri all’emissione di un’ordinanza nei confronti di 14 indagati per associazione per delinquere di stampo camorristico, usura, estorsione e spaccio di stupefacenti ha svelato i meccanismi della cosca, capeggiata da Dante Zullo. Ognuno dei componenti del clan aveva i suoi compiti e quelli più delicati erano affidati agli uomini o alle donne più fidate. Un ruolo di primo piano, nel corso dell’attività investigativa, ha assunto Geraldine Zullo, 30 anni, figlia del capo clan, finita in carcere a Santa Maria Capua Vetere. Geraldine era l’elemento di congiunzione tra Dante e Vincenzo Zullo, il padre e il fratello detenuti, con i sodali esterni. Era lei a prendere gli ordini e a recapitarli, assumendo spesso anche atteggiamenti molto decisi nei confronti di chi aveva l’ardire di dissentire. Ma non solo. A lei era affidato il compito di riscuotere interessi e capitali dell’usura, facendo leva sul nome che porta e sul suo carattere molto deciso.
A delineare il ruolo di Geraldine Zullo, oltre alle attività di indagine di carabinieri, polizia e Dia, anche le rivelazioni di Giovanni Sorrentino, il pregiudicato cavese che da gennaio scorso è diventato collaboratore di giustizia, per un periodo legato sentimentalmente alla figlia di Dantuccio Zullo ‘o cavallaro. Sorrentino che conosce bene i meccanismi del clan familiare, costretto ad allontanarsi per paura di ritorsioni, racconta fatti e misfatti dall’interno della cosca. Il collaboratore ha svelato legami e interessi dei Zullo essendo stato anche il prestanome del suocero tanto che risultava intestatario di una Mercedes C, di una Porsche Cayenne, di un ga­rage nel cuore di Cava, di contratti assicurativi, telepass e cavalli da corsa, questi ultimi la vera passione di Zullo.
Geraldine Zullo della quale gli inquirenti hanno documentato e intercettato i colloqui in carcere con i familiari è una pedina importante nello scacchiere del clan, l’unica della quale si fidava ciecamente Dantuccio che pure aveva avuto contrasti con l’altro figlio, Vincenzo, per lo spaccio di stupefacenti nella zona di Santa Lucia, gestito dalla sorella Lucia (nella foto), poi arrestata a giugno scorso nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dia. La determinazione di Geraldine Zullo, il carattere forte, secondo gli inquirenti ha permesso a Dante Zullo di continuare a gestire i suoi affari, nonostante fosse detenuto.

 Rosaria Federico


Articolo pubblicato il giorno 14 Settembre 2018 - 13:20


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