Acerra. La Doria, l’industria conserviera quptata in borsa, chiude lo stabilimento di Acerra. Il sindaco chiede che restituisca i fondi pubblici e bonifichi l’area industriale. In merito a quanto emerso dal tavolo, convocato oggi presso gli uffici del Consiglio Regionale della Campania, sull’azienda La Doria di Acerra che ha confermato la chiusura dello stabilimento acerrano, alla presenza del vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, il sindaco di Acerra Raffaele Lettieri ha manifestato la sua opposizione. “Non è più tollerabile una situazione del genere – ha detto il primo cittadino di Acerra -, contro la delocalizzazione di aziende come la Doria che decidono di spostare la loro produzione depauperando i territori, nonostante la disponibilità espressa a tutti i livelli istituzionali, occorre che lo Stato e la Regione facciano in modo che chi ha beneficiato finora di contributi pubblici e poi delocalizza, restituisca i soldi pubblici presi. Noi, inoltre, pretendiamo che aziende del genere si preoccupino soprattutto della bonifica e del risanamento delle aree industriali che hanno deciso di lasciare. Imprese con queste mission aziendali creano disoccupazione o altri disagi, scaricano tutti i problemi sui territori, ed è giusto e necessario che almeno restituiscano i soldi dei cittadini e che risanino le aree inquinate”.
“Non ci siamo ancora” ha detto il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, in una diretta Facebook a margine dell’incontro a Napoli con la proprietà Doria che sta chiudendo un suo stabilimento ad Acerra. “E’ assurdo – ha proseguito – trovarsi di fronte ad un tavolo in cui mettiamo tutti a disposizione strumenti in un territorio già martoriato come Acerra e ci dicono che non si può fare. In questa vertenza non si perdono posti di lavoro, ma un insediamento industriale che è vita per Acerra perchè tra i pochi che si occupa di agricoltura”. La proprietà ha inviato solo il direttore del personale al tavolo. “Non mi arrendo tornerò all’attacco e farò l’elenco alla proprietà di tutte le occasioni che hanno avuto con lo Stato per lasciare in vita uno stabilimento come questo. C’era addirittura il vescovo, c’eravamo tutti oggi, ma la risposta per ora è negativa. Ma non finisce qua – ha concluso Di Maio -. Ne abbiamo piene le scatole di cimiteri industriali”.
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