La Chiesa della Santissima Trinita’, nel cuore del centro storico di Potenza, resta ancora chiusa, simbolo di una ferita non completamente rimarginata: e’ nel sottotetto di quel tempio, infatti, che – secondo gli investigatori – 25 anni fa, il 12 settembre 1993, fu uccisa la studentessa potentina Elisa Claps. La sua misteriosa scomparsa fu a lungo un giallo rompicapo, risolto solo 17 anni dopo, quando, il 17 marzo 2010, il cadavere della ragazza fu ritrovato proprio nel sottotetto di quella chiesa. La mano omicida – hanno concluso gli inquirenti – fu quella di uno spasimante respinto, Danilo Restivo, che oggi ha 46 anni, col vizietto di tagliare ciocche di capelli alle ragazze, condannato con sentenza irrevocabile a 30 anni di reclusione. L’uomo, che ha ammesso di aver incontrato quel giorno la ragazza ma ha sempre negato di averla uccisa, sta scontando la pena in Inghilterra, dove e’ stato condannato per un altro delitto, quello di Heather Barnett, una sarta inglese uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth. Muovendosi tra presunti errori investigativi, presunti depistaggi e reticenze, false perizie, dichiarazioni di testimoni giudicate di volta in volta inattendibili, erronee, fantasiose o romanzate, i giudici hanno concluso che fu proprio Restivo, la mattina di quel 12 settembre di 25 anni fa, a infliggere 13 coltellate ad Elisa Claps, che ne provocarono la morte. Ventuno anni sono stati necessari per arrivare alla sentenza definitiva, pronunciata dalla Cassazione il 23 ottobre 2014. Ma il giorno stesso della scomparsa della ragazza la polizia aveva puntato il dito contro Restivo, ritenendo che egli potesse essere direttamente coinvolto nella vicenda. Contro di lui sono emersi numerosi elementi indiziari, il piu’ importante dei quali rappresentato dal ritrovamento del suo Dna (non rilevato in una precedente perizia) sulla maglia che Elisa Claps indossava al momento della scomparsa e del ritrovamento del cadavere. Nonostante sia trascorso un quarto di secolo e sopravvivano ancora alcune code giudiziarie legate alla vicenda, Potenza e i potentini non hanno dimenticato quel delitto. Per decenni luogo di culto caro alla borghesia della citta’, la chiesa della Trinita’ ancora chiusa e transennata fa da scena ad una polemica mai finita tra la famiglia Claps, che continua a chiedere verita’ e giustizia riguardo a depistaggi e omerta’, e le gerarchie ecclesiastiche potentine. Il vescovo di Potenza dell’epoca e il parroco di allora della chiesa, chiamati in causa piu’ volte dai Claps, sono morti da anni, ma la riappacificazione non c’e’ mai stata. Il progetto di restauro del tempio, ancora lontano dall’essere attuato, prevede la separazione della canonica dal corpo della chiesa: quasi un’icona per distinguere, senza dimenticare, il male subito da Elisa Claps e il bene legato alla spiritualita’ del popolo potentino.
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