L’avvocato difensore del killer Giuseppe Setola, Paolo Di Furia, per convincere i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sostiene che “Non ci fu simulazione da parte di Giuseppe Setola, il foro maculare all’occhio emerse con uno strumento diagnostico, quindi oggettivo”. La diagnosi di una parziale cecità dello spietato killer del clan dei Casalesi, fu quindi reale. E poi, il dottor Aldo Fronterrè, oculista di Pavia, non fece altro che analizzare lo status del paziente. Questa la tesi difensiva, invece, del medico, rappresentato in tribunale dai legali Pasquale Coppola e Marco Imbembo, che dovranno concludere le loro discussioni a novembre.
Si chiude, quindi parzialmente, la fase finale del processo che vede imputati Setola – noto come “O’Cecato” e accusato di diciotto omicidi commessi in nove mesi di latitanza fra il 2008 e il 2009 – e l’oculista Fronterrè. Per l’accusa, in concorso con il killer, il medico, che avrebbe attestato falsamente l’esistenza di patologie oculistiche nei riguardi di Setola e avrebbe esposto i magistrati, di conseguenza, ad analizzare l’incompatibilità con il regime carcerario del paziente, permettendo al killer di Casal di Principe gli arresti domiciliari nella clinica Maugeri di Pavia, da dove poi evase il 7 aprile del 2008.
Dopo le parole durissime pronunciate in aula dal pubblico ministero, ora procuratore aggiunto Alessandro Milita, nei confronti dell’oculista, ritenuto dalla Procura Antimafia il presunto responsabile morale delle diciotto vittime ammazzate dai colpi di Kalashnikov.
Il verdetto è previsto a fine novembre. I difensori degli imputati hanno puntato l’attenzione sulla malattia del camorrista diagnosticata nel 2005 e quindi trea nni prima dell’evazione.
Durante la requisitoria, il pm Milita aveva chiesto sedici anni di reclusione sia per il killer che per l’oculista. E se per Setola si tratta di una richiesta che poco incide sulla marea di ergastoli già definitivi, per Fronterrè la situazione sarebbe ben diversa. Secondo l’accusa della procura Antimafia di Napoli, il medico non poteva non sapere cosa stava facendo, ma soprattutto nei confronti di chi lo stava facendo. Su tutta la ricostruzione degli eventi, incombe il ricordo delle diciotto vittime di Setola: quello, ad esempio, degli immigrati uccisi nella strage di Castelvolturno, dell’imprenditore-coraggio Domenico Noviello e di tanti altri.
Contro l’oculista pesa, in realtà, anche il racconto fatto da Girolamo Casella, l’avvocato accusato di essere stato il messaggero del clan, condannato a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo Casella, dopo la cattura del killer, venne fuori una nuova perizia del carcere sui problemi all’occhio di Setola che confermavano la precedente diagnosi di Fronterrè. A quel punto, Setola avrebbe insistito con i suoi avvocati per una nuova consuenza medica. L’oculista avrebbe accettato l’incarico, ma ponendo una condizione: cinquantamila euro, di cui “Venti mila euro glieli portai io nel suo studio”, dichiarò Casella.
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