Fu l’azione di sangue piu’ efferata firmata nel 2008 dall’ala stragista del clan dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola, ma anche la piu’ emblematica; la strage di Castel Volturno, con sei morti innocenti, tutti immigrati ghanesi, ammazzati con 122 proiettili sparati da pistole e Kalashnikov, solo perche’ neri. Il settimo Joseph Ayimbora, testimone oculare che testimonio’ con i sicari, mori’ alcuni anni dopo. Un eccidio dalla connotazione razzista, come stabilito dalla giustizia che ha condannato definitivamente i sicari. Dieci anni dopo, fioccano le commemorazioni della strage; due gli eventi previsti oggi: il primo istituzionale in Comune, quindi la preghiera Interreligiosa dinanzi al luogo dell’agguato, il km 43 della Domitiana. Al Municipio hanno preso parte 85 ragazzi delle terze medie della scuola Giuseppe Garibaldi, la maggior parte dei quali non sapeva cosa fosse successo 10 anni fa. Ma cosa e’ cambiato effettivamente a Castel Volturno, patria del degrado socio-ambientale e dell’immigrazione illegale con circa 15mila extracomunitari non regolari, molti dei quali in Italia da oltre 20 anni, con figli nati qui ma senza alcun diritto? La camorra, almeno quella italiana, sembra essere stata sconfitta, “ma l’integrazione e l’inclusione di tanti immigrati – dice Alessandro Buffardi, referente locale di Libera – nonche’ la rinascita del territorio, non sono mai diventati realta’. L’integrazione si fa ancora grazie alla volonta’ di pochi privati e associazioni, penso al Centro Fernandes gestito dalla Caritas, o a Emergency, o a strutture come la Casa di Alice. Quasi nulla e’ stato fatto dalle istituzioni”. Dopo la strage, Castel Volturno e’ tornato alla ribalta della cronaca sempre per vicende legate all’immigrazione; nell’estate 2014 per la violenta rivolta degli africani che misero a ferro e fuoco il quartiere-ghetto di Pescopagano, quindi per la storia della Tam Tam Basket, la squadra che non poteva disputare campionati federali perche’ formata da giovani cestisti figli di immigrati, senza cittadinanza e diritti. Un territorio dove la mafia nigeriana gestisce il traffico di droga e quello di essere umani, soprattutto giovani donne che finiscono nel giro della prostituzione. E proprio per provare a cambiare registro fu nominato nell’agosto 2017, dal Governo Gentiloni, un Commissario Straordinario, Francesco Antonio Cappetta, divenuto nel frattempo prefetto di Benevento; Cappetta ha trovato i fondi, circa 22 milioni, e ha predisposto progetti – presentati nel febbraio scorso alla presenza dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti e del Governatore De Luca – che vanno dal recupero di beni confiscati all’integrazione dei migranti con corsi di lingua o laboratori artigianali per l’inserimento lavorativo. Dieci equipaggi in piu’ delle forze dell’ordine promessi da Minniti sono arrivati, “ma nessun progetto e’ partito – dice Buffardi – ci vorranno anni, ma intanto il centro di aggregazione giovanile realizzato dietro al Centro Fernandes ha gia’ cambiato destinazione; diventera’ in parte sede dell’Ente Riserva. Non e’ il questo il modo per cambiare le cose”
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