Torre del Greco. Affida il suo sfogo sui social Leri Bertonati, la sorella di Matteo il 26enne deceduto nel crollo di Ponte Morandi a Genova insieme ai suoi tre amici Gerardo Esposito 26 e Antonio Stanzione 29 anni e Giovanni Battiloro, che ricorda suo fratello in un lungo post sulla sua bacheca Facebook. I quattro dovevano andare in vacanza al mare in Calabria, poi il cambio di programma: a Nizza dalla sorella Leri e poi a Barcellona. I quattro figli della nostra terra, quella mattina, non dovevano essere su quel ponte e invece, così come tantissime persone, si sono trovate al posto sbagliato al momento sbagliato. “Ti penserò sempre con un sorriso, quello che alla fine di ogni discussione mi facevi venire perché tanto era impossibile arrabbiarsi con te. Le cose normali non sono mai stato il tuo punto forte e di certo non avresti potuto lasciarci in un modo normale – scrive su Facebook. Ci hai travolti e spiazzati, e all’improvviso siamo rimasti senza la tua musica. La vita è meravigliosa per il semplice fatto che noi siamo vivi, noi siamo qui e abbiamo ancora la possibilità di fare il primo passo, di perdonare, di perdonarci, di darci amore e forza. Abbiamo imparato ad un prezzo troppo alto che siamo qui solo per un attimo, che il tempo che abbiamo a disposizione per vivere senza rimpianti è troppo poco, può scivolarci dalle mani come se fosse niente. Dobbiamo impegnarci a non nutrire la nostra vita con sentimenti brutti come l’odio, la rabbia, la voglia di vendetta o la ricerca di una colpa. Di chiunque sia la colpa, non ci sarà mai una notte in cui non andremo a letto con il pensiero per i nostri quattro ragazzi. Sento parlare di colpe e di giustizia. Io personalmente della giustizia non me ne faccio niente, io la giustizia non la voglio. Qualunque pena sconterà chi è colpevole di questa tragedia non mi ridarà mio fratello e i suoi migliori amici, non mi ridarà i loro sorrisi e loro sogni, non mi ridarà il casino che facevano quando suonavano costringendomi a trovare un altro posto per studiare. La vera giustizia io la chiamo coscienza, quella che farà perdere il sonno a queste persone e quella che alla fine dei loro giorni gli farà rivivere la sofferenza che hanno portato alle famiglie di queste vittime. Per questo dobbiamo impegnarci al massimo affinché questo dolore diventi la lezione più grande che la vita ci ha messo di fronte con tutta la potenza del mondo. Smettiamola di rimandare, smettiamola di portarci la rabbia dentro, viviamo innamorati della vita ricordando sempre che l’amore è più forte di ogni cosa che incontra sul suo cammino”.
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