Dopo il terremoto di magnitudo Ml 5.2 (Mw 5.1), numerose altre scosse sono state registrate dalla Rete sismica nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in provincia di Campobasso. In particolare, informa una nota, alle 23 sono 27 i terremoti localizzati, otto dei quali di magnitudo uguale o superiore a 2,5. Alle 22:22 e’ stato registrato l’evento piu’ forte, una scossa di magnitudo Ml 4.5 (Mw 4.4), localizzata 4 km a Sud Est di Montecilfone a una profondita’ di 9 km. “Stiamo continuando ad analizzare i dati per capire le caratteristiche delle faglie che si sono attivate in questi giorni, fa sapere l’istituto. “La zona”, si legge ancora nel comunicato, “e’ poco conosciuta dal punto di vista sismico per una limitata documentazione della sismicita’ storica. Vogliamo precisare, comunque, che la faglia che sta provocando i terremoti di queste ore si trova a 10-15 km piu’ a nord di quella che ha determinato i terremoti del 2002 di San Giuliano di Puglia, pur avendo caratteristiche simili (parliamo di faglie trascorrenti in entrambi i casi)”. “Non ci sono morti e feriti, ho allestito nell’appartamento di Termoli (Campobasso) dove attualmente mi trovo una sorta di base operativa, sono in costante contatto con i tecnici della Protezione civile, Regione, Prefettura, Vigili del fuoco, con i sindaci dei comuni interessati dal sisma di questa sera”. Cosi’ all’ANSA il presidente della Regione Molise, Donato Toma. “Lesioni, anche importanti – ha aggiunto – sono state rilevate in alcuni edifici, qualche casa disabitata e’ crollata, ma non ci sono danni alle persone, molta gente e’ ancora in strada. Poco fa abbiamo inviato tende e brandine nella base operativa di Montecilfone (Campobasso), da qui smisteremo il materiale negli altri comuni. Domani nostre squadre di tecnici effettueranno verifiche piu’ approfondite per un primo censimento dei danni. Al momento l’assessore alla Protezione civile, Nicola Cavaliere, sta facendo un sopralluogo nelle zone colpite dal terremoto, domani andro’ anche io”.
E’ l’ultimo di una serie di terremoti che dal 2009 si susseguono con un ritmo sostenuto, sicuramente piu’ intenso rispetto a quello osservato fra il 1990 e il 2009: il sisma avvenuto alle 20:19 del 16 agosto in Molise, 4 chilometri a Sud-Est di Montecilfone (Campobasso) arriva dopo quelli che hanno scosso L’Aquila, l’Emilia Romagna e poi Amatrice, Norcia e Campotosto. Fortunatamente non si sono registrati danni perche’ la sua magnitudo, compresa fra 5.1 e 5.2, e’ quattro volte inferiore a quella di 5.5, che in media puo’ generare danni, considerando che l’energia raddoppia ogni volta che l’intensita’ aumenta dello 0.2. E’ questo, ha detto il presidente dell”Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, uno degli elementi importanti per capire come mai nella zona non siano avvenuti danni agli edifici. “L’altro elemento – ha aggiunto – e’ la profondita’, che secondo i primi calcoli potrebbe essere compresa fra 9 e 19 chilometri”. Anche la profondita’ di un terremoto, ha aggiunto, puo’ incidere molto sulla capacita’ di danneggiare gli edifici: “piu’ un terremoto e’ profondo, meno danni genera”. Nel caso del terremoto in Molise “il valore della profondita’ non e’ ancora definitivo potrebbe essere compreso fra 9 e 19 chilometri”. La sequenza in corso in Molise, nella quale alla scossa principale ne sono seguite altre di magnitudo superiore a 4, e’ generata da un meccanismo diverso rispetto a quelli dei terremoti piu’ recenti dell’Italia Centrale: mentre questi sono scatenati da un movimento di tipo estensionale, quello della provincia di Campobasso ha una dinamica simile a quella del terremoto a San Giuliano di Puglia del 2002, con un movimento di tipo trascorrente, nel quale la crosta terrestre si muove in modo orizzontale”. Resta l’interrogativo se la frequenza maggiore che si sta osservando nei terremoti rispetto a quella registrata nel periodo compreso fra il 1990 e il 2009 possa suggerire una similitudine con quanto accadde negli anni fra il 1904 e il 1920, quando avvennero ben 15 terremoti, fra i quali quelli disastrosi di Messina del 1908 e quello della Marsica del 1915. “E’ solo un’osservazione – ha rilevato Doglioni – e non ci sono al momento elementi per trarre conclusioni e stabilire che una situazione simile a quella dell’inizio del ‘900 potrebbe ripetersi. Sicuramente serve una maggiore conoscenza dei terremoti”.
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