Ha tentato di uccidersi nella sua cella del carcere di Torino ma l’uomo – un nordafricano – e’ stato salvato dal tempestivo intervento delle agenti di Polizia Penitenziaria in servizio. E’ accaduto ieri e a darne notizia e’ il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE che plaude al provvidenziale intervento degli Agenti di servizio. “L’insano gesto posto in essere mediante impiccamento non e’ stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari. Soltanto grazie all’intervento provvidenziale degli agenti di sezione si e’ evitato che l’estremo gesto avesse conseguenze”, evidenzia Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del SAPPE. L’episodio ieri sera presso la VII Sezione detentiva del carcere. “Il Sappe – aggiunge Santilli – intende rivolgere un plauso, un apprezzamento sentito a tutto il personale della Polizia Penitenziaria in servizio per l’alto senso del dovere e la professionalita’ dimostrata nella specifica circostanza”.
E Donato Capece, segretario generale del SAPPE, dice che questo ultimo drammatico episodio “evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio e’ spesso la causa piu’ comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia e’ certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma cio’ non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”. Negli ultimi 20 anni “le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, piu’ di 19mila tentati suicidi ed impedito che 140mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, dice ancora Capece, rilevando che “la realta’ e’ che negli ultimi anni sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono piu’ tragedie piu’ tragedie di quel che gia’ avvengono e’ solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Auspico allora che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed il nuovo capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini, si attivino concretamente per dare un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. Nelle carceri c’e’ ancora tanto da fare: ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attivita’ trattamentale e’ fine a se stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo”.
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