Sono state sospese le ricerche dei 300 chili di tritolo scomparsi nell’alto Adriatico, al largo di Grado in provincia di Gorizia, dove erano stati trasferiti per procedere all’operazione di brillamento. Nonostante l’impiego di personale subacqueo, sonar e altre attrezzature specializzate, dell’esplosivo non c’e’ traccia. L’operazione e’ stata condotta dallo Sdai (Servizio difesa antimezzi insidiosi) di Ancona, che ha informato la Prefettura e la Procura della Repubblica circa l’esito negativo delle verifiche condotte in mare. Il tritolo era stato ritrovato la scorsa settimana in una camera esplodente rinvenuta accanto a un siluro della Seconda guerra mondiale, a circa 80 metri dalla riva. L’esplosivo era stato spostato immediatamente a circa 4 miglia al largo di Grado, per essere fatto brillare nella giornata successiva. Quando pero’ i militari hanno raggiunto l’area per procedere con l’operazione, l’amara sorpresa: l’esplosivo, sistemato a 12 metri di profondita’, in una zona prettamente fangosa, era sparito. Nessuno si sbilancia su quanto possa essere accaduto: la ricostruzione piu’ probabile pare essere il passaggio – severamente vietato, a seguito di un’ordinanza della Capitaneria di Porto – di un’imbarcazione per la pesca a strascico (pratica anch’essa interdetta in questo periodo dell’anno) che potrebbe avere agganciato l’esplosivo. Circa i rischi per chi venisse a contatto con il materiale, gli esperti ricordano che il tritolo e’ privo di innesco: se ci fosse contatto, non esploderebbe, ferma restando la sua grande pericolosita’.
Articolo pubblicato il giorno 6 Agosto 2018 - 10:43