C’è grande tensione in giro a Portici dopo i due raid in 24 ore prima con una raffica di colpi contro un cancello in via Dalbono, poi un’auto incendiata in via Moretti con la paura che a bordo ci fosse dell’esplosivo con il sospetto che si trattasse addirittura di un attentato. Forze dell’ordine col fiato sospeso per un botta e risposta avvenuto in due diverse zone di Portici, sempre al confine con San Giorgio a Cremano, fra giovedì sera e ieri pomeriggio. Per gli investigatori non ci sono dubbi: i due episodi sono collegati e il filo conduttore dovrebbe essere un esponente della malavita sangiorgese, legato al clan Mazzarella e che negli ultimi mesi ha compiuto numerose estese e scorribande mettendosi in testa a cortei di scooter e arrivando fino a piazza >Mercato a napoli per incutere timore ai rivali del clan Rionaldi. E’ dove risiede colui che è stato soprannominato “l’uomo nero” che i poliziotti hanno recuperato i nove bossoli calibro 9×21.
Un inquietante duplice episodio che mai come in questo caso si presta a molteplici interpretazioni, delle quali sembra essere convincente soltanto il punto di partenza. Stando infatti a quanto trapelato dagli investigatori, il probabile destinatario dell’avvertimento potrebbe essere proprio l’ uomo vicino al cartello D’Amico-Mazzarella. A convincere le forze dell’ordine che si tratti di un messaggio recapitato a una persona in particolare sono vari fattori. Fra questi uno in particolare: già in passato lo stesso cancello di via Dalbono è stato bersaglio di altri colpi. Si tratterebbe di un raid avvenuto circa due anni fa, con un modus operandi identico a quello di giovedì sera. Vecchie ruggini che potrebbero aver dato vita a nuovi malumori, culminati poi con una ulteriore sparatoria. A questo proposito, le indagini della polizia porterebbero più verso la zona di San Giovanni a Teduccio o Ponticelli. I dubbi sul dove poter collocare di preciso l’origine degli avvertimenti nascono anche dalla posizione del presunto destinatario dell’atto intimidatorio. Per gli investigatori sembrerebbe essere un personaggio attivo o comunque sia, tenuto in considerazione, su vari territori dell’area vesuviana, non ultimo anche Portici. Difficile, quindi, stabilire nel giro di 24 ore su quale di questi territori, ammesso che sia questo il retroscena, possano esserci state delle acredini tali da far decidere per un simile violento ammonimento. Fra le altre ipotesi prese in considerazione dalla polizia trova infine spazio anche la remota possibilità che si tratti di un episodio riconducibile a un tentativo di conquista da parte delle cosche di San Giorgio a Cremano dell’area porticese. Una pista che presenta però molte incertezze, ma che non è possibile escludere del tutto, anche alla luce di un quadro generale su quanto accaduto negli anni scorsi sul territorio locale. La città della Reggia potrebbe dunque essere stata oggetto di attenzioni da parte di esponenti della malavita sangiorgese in espansione. Un’impresa agevolata anche dal graduale indebolimento dello storico clan del Califfo Luigi Vollaro, un tempo egemone a Portici.
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