Nel Piano Strategico del Grande Progetto Pompei compare la proposta dell’architetto Josè ACIBILLO, allievo dell’archistar Oriol BOHIGAS, progettista del water front di Salerno. Il maturo architetto catalano decreta…. progettualmente la soppressione della storica linea ferroviaria ex FFSS – oggi Trenitalia – da Napoli a Pompei. E l’Associazione NAPLEST, che ha forse l’evidente merito di essere reduce dal fallimento della propria azione di trasformazione dell’AREA ORIENTALE di Napoli – da GIANTURCO e dintorni a PONTICELLI per meglio capirci – si è fatta portavoce di tale orientamento. Ha però dapprima aggiunto al proprio nome “NAPLEST” anche il nome “POMPEI”, parola magica che apre le porte ai finanziamenti europei e le finestre sul Mondo. La nuova Associazione – costituita da soggetti imprenditoriali tutti, indistintamente, estranei alla realtà pompeiana – si chiama dal 2015 infatti ”NAPLEST e POMPEI”. E, con le sue proposte, è entrata formalmente a far parte del PIANO STRATEGICO della BUFFER ZONE del Grande Progetto Pompei. Perché, e per quali meriti associativi speciali, non è dato saperlo. Un mistero buffo, verrebbe da dire.
E – come si vede – il nome POMPEI è presente dappertutto, un po’ come il Gin nei Coktail di successo. Ma dappertutto manca soltanto la collettività pompeiana, quella rappresentata dal Consiglio Comunale o dalla Amministrazione Comunale di Pompei.
Manca insomma il Comune di Pompei. Sempre, o quasi. Soprattutto nelle sedi che contano.
Una rilettura del manuale Cencelli non farebbe male a farsela il buon Sindaco Pietro AMITRANO, pretendendo poi spazio e visibilità per Pompei e per chi legittimamente la rappresenta, negli organismi associativi e consortili che fanno e disfano il presente e il futuro di Pompei. Sarebbe anche un modo per far crescere la giovane classe dirigente presente in Consiglio Comunale, distogliendola dalle beghe derivanti dalla cura dell’angusta “Urbanistica di retroguardia” dibattuta nelle Commissioni apposite. E, tornando al merito delle scelte progettuali della EAV per POMPEI, sarebbe il caso che il Comune di Pompei si esprimesse ad esempio su: la previsione del Parcheggio dei BUS turistici e, in particolare, su quella della “Piazza Ipogea” a una profondità di quattro metri dall’attuale piano di campagna. A parte le seducente definizione in “architettese chiacchierologico” data alla Piazza sottoposta al piano di campagna, rimane il fatto – oggettivo, contingente e non indifferente – che per i lavori di sbancamento, necessari per la PIAZZA IPOGEA, si profila la grandissima probabilità di impatto in strutture archeologiche nel sottosuolo. Una probabilità tanto… probabile da essere quasi una certezza! La stessa considerazione/previsione vale per i sottopassi, perché la PIAZZA IPOGEA e i Sottopassi carrabili si svilupperanno con le loro strutture completamente nello strato di ricoprimento vulcanico della eruzione pliniana del 79 d.C. A quel punto poco varra’ se le strutture antiche ritrovate siano state sepolte dal Vesuvio o sotterrate in epoca moderna, dopo un primo parziale disseppellimento in epoche passate. Certamente esse non saranno “scoperte”, ma ritrovamenti, che potrebbero essere “previsti” con una adeguata fase di indagini nel sottosuolo delle aree interessate dalla PIAZZA IPOGEA e dai Sottopassi. In ogni caso, però, gli sbancamenti si dovranno arrestare e trasformarsi in scavo archeologico, con lo strascico di problemi, riserve di impresa e liti giudiziarie che ne conseguiranno.
I lavori potranno fermarsi o rallentarsi per mesi, con conseguenti ricadute esiziali per la vivibilità urbana di Pompei e, quindi per la sua economia. Altro che maxi-isola pedonale!!!
Dalle colonne di questo giornale chiediamo quindi al Comune di Pompei di accertarsi se i tecnici EAV, esperti di reti cinematiche e non di archeologia, hanno inserito nei 68 Milioni di Euro per le opere le spese necessarie per saggi e indagini in fase di archeologia preventiva, prevedibili e da farsi al più presto PRIMA dei lavori. E chiediamo di verificare se tra le somme a disposizione sono inserite anche le spese necessarie, ma imprevedibili, comprese quelle per Varianti determinate da ritrovamenti o anche ri-trovamenti. Come quelli che ad esempio si sono avuti nell’area di Porta di Stabia ai margini delle antiche mura di cinta pompeiane, dove oggi si scavano strutture archeologiche già ritrovate nell’Ottocento e abbandonate. La certezza a questo punto è una sola: Il MAP ha trovato un alleato nei lavori previsti dall’EAV. L’agognato Museo Archeologico Pompeiano, da collocarsi nel Centro Urbano della Città nuova, si potrà certamente riempire anche con i reperti provenienti dai cantieri del Progetto EAV. Si accettano scommesse….
Federico L. I. Federico
3. continua
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