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Napoli, scoperta la coop ‘fantasma’ dei parcheggi:6 indagati

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Gestivano giorno e notte il parcheggio all’interno sul suolo dell’Asl Napoli 1, avevano una divisa, percepivano uno stipendio con turni precisi di lavoro, veicolavano il flusso circolatorio in entrata ed in uscita, rilasciavano ticket e gestivano la cassa. Una vera e propria attività divenuta cruciale per professionisti, visitatori e ammalati perché parcheggiare a Napoli diviene spesso complicato. Sembrava tutto in regola ma non lo era. E’ quanto emerge dalle indagini del commissariato San Carlo all’Arena. La cooperativa aveva preso in possesso l’area di proprietà dell’Asl adiacente all’ospedale San Giovanni Bosco nel 2015 gestendo il parcheggio e svolgendo un ruolo apparentemente legale. Sono sette le persone denunciate, l’ipotesi è quella di occupazione abusiva di suolo. “Hanno occupato – scrivono gli inquirenti – un’area di proprietà della Asl Napoli uno, installandovi un casotto, delle colonnine per il rilascio dei ticket, delle insegne pubblicitarie, due barriere per l’accesso e l’uscita dall’area ed un personal computer e vi esercitano, di certo senza alcun titolo, la gestione della sosta su area pubblica dietro pagamento di tickets”. Questa attività, per gli investigatori, non aveva alcuna ragione di sussistere in quanto priva di canone o di una formale giustificazione. A ricostruire la storia è proprio l’amministratore della cooperativa “Global Service”. Praticamente un passaggio di consegne avvenute con una semplice stretta di mano, senza la necessità, secondo le parti, di mettere nero su bianco. “La mia ditta – dice Domenico Celeste – si occupa di commercio di prodotti ittici, come attività secondaria di servizi di portierato. Nel 2015 chiudevo un accordo con la ditta Ca.Pa. che mi cedeva la conduzione di un parcheggio privato ad uso pubblico ubicato all’interno dell’ospedale San Giovanni Bosco. Non stipulai alcun accordo scritto, né versai alcuna somma di denaro. Ricordo che il titolare di quella ditta non mi disse che dovevo versare canone mensile alla Asl. L’unico dovere riguardava l’assunzione dei dipendenti di quella ditta che lavoravano all’interno di quel parcheggio e che vi lavorano tuttora. In questi tre anni di esercizio non ho avuto contatti con alcun responsabile dell’azienda ospedaliera, né mi è stata fatta richiesta da parte della stessa Asl di versare un canone. Non ho mai richiesto alcuna autorizzazione formale per l’esercizio dell’attività di parcheggio, né ho mai comunicato l’inizio di tale attività di parcheggio ad altre autorità, ossia al Comune, Prefettura o organi di polizia”.


Articolo pubblicato il giorno 2 Agosto 2018 - 09:07

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