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Napoli, le aveva detto: ‘Torna con me’ prima di accoltellarla. Morena scrive sui social: ‘Sto bene’

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Napoli. “Torna con me” le aveva chiesto ma ricevuto l’ennesima risposta negativa si era prima allontanato  e poi è tornato sugli scogli sul lungomare Caracciolo nei pressi del consolato americano e ha sferrato cinque fendenti  contro la sua ex e madre del suo bambino di poco più di un anno. Ora Antonio Bocchetti, 25 anni di Chiaiano con piccoli precedenti di polizia è rinchiuso nel carcere di Poggioreale con l’accusa di di tentato omicidio aggravato mentre lei, Morena Albino, 19 anni, è ricoverata al Loreto Mare con un polmone perforato da una delle cinque coltellate sferrate da Antonio. E stamane la ragazza ha scritto un post sui social “Sto bene, per fortuna sono viva ma adesso deve pagare per le coltellate che mi ha dato. Alle donne dico di denunciare subito le violenze subite”. Morena ha deciso di ringraziare tutte le persone che si sono prodigate per lei e si sono informate sul suo stato di salute. Ha ricevuto infatti cinque coltellate, tra le quali una che le ha fatto collassare il polmone. Ieri e’ arrivata in fin di vita all’ospedale Loreto Mare, ma dopo un intervento chirurgico e settanta punti di sutura non e’ piu’ in pericolo di vita. Ha la forza di ringraziare quanti le sono stati vicini. L’ex fidanzato, Antonio Bocchetti, 25 anni, e’ stato arrestato dai carabinieri e si trova in carcere prt tentato omicidio. Avrebbe provato a uccidere Morena per la fine della loro relazione d’amore e al culmine di continui litigi avvenuti per l’affidamento del bambino nato dalla loro relazione tredici mesi fa. 

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Il 25enne di Chiaiano che soffrirebbe anche di disturbi psichici, era eccessivamente gelosa della sua ex compagna che per questo l’aveva lasciato nonostante i due avessero un bambino che è stato dato in affidamento ai nonni paterni per motivi di sicurezza. Lei infatti è la figlia di Antonio Albino, attualmente detenuto e accusato di aver fatto parte del commando di killer del clan Mazzarella che la sera del 27 marzo 2004 tese un agguato a Salvatore Giuliano, detto ‘o russo rampollo dell’omonima famiglia malavitosa di Forcella: il ragazzo, allora 19 anni, rispose al fuoco e una delle pallottole colpì Annalisa Durante alla testa, uccidendola. Per quell’omicidio Giuliano è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere nel 2008. A quel raid aveva preso parte anche Gennaro Albino, padre di Antonio, che insieme al figlio è stato condannato per tentato omicidio con rito abbreviato. Gennaro Albino, divenuto successivamente collaboratore di Giustizia e deceduto nel 2007 per cause naturali, era inoltre il padre di Salvatore Albino, ucciso a 17 anni nell’ottobre 2004 perché aveva rubato in via Salvator Rosa lo scooter della figlia di un malavitoso di Forcella. In un primo momento si era pensato che l’omicidio fosse una vendetta dei Giuliano o una ritorsione perché un altro suo fratello, Francesco, che all’epoca aveva 33 anni, era diventato collaboratore di giustizia.


Articolo pubblicato il giorno 8 Agosto 2018 - 11:30

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