Il Garante campano delle persone private della liberta’ personale Samuele Ciambriello si e’ recato nella mattinata di ieri, insieme a due persone del suo staff, a fare una visita “ispettiva” nel carcere napoletano di Poggioreale. Ha visitato i padiglioni Avellino, Firenze, Genova e Roma. “Visitando il bagno della cella, nel padiglione Avellino, dove recentemente si e’ tolta la vita uno dei tre detenuti suicidi di Poggioreale ho provato un senso di angoscia e di profonda amarezza, personale prima di tutto ma anche per il ruolo istituzionale che ricopro. Nello stesso padiglione tra gli altri detenuti ho voluto parlare lungamente con Gennaro G. di Casoria che da tredici giorni e’ in sciopero della fame perche’ non riesce ad avere un trasferimento in un altro carcere dove puo’ essere curato meglio – racconta Ciambriello – Gli ho chiesto un gesto di responsabilita’ per se e per i suoi cari e gli ho offerto la mia disponibilita’ a seguire il suo caso”. Accompagnato dalla vicedirettrice Anna Laura De Fusco, il garante ha visitato, dopo il padiglione Avellino di alta sicurezza, dove sono rinchiusi 212 detenuti, anche il padiglione Firenze che accoglie i detenuti che entrano per la prima volta in carcere, e dove in stanze da sei, sette otto persone sono rinchiusi 309 detenuti. E poi il padiglione Roma, dove sono presenti trans, tossicodipendenti e i detenuti per reati sessuali, complessivamente 255 persone e il nuovo padiglione Genova dove “colpisce vedere una stanza divisa in zona notte e zona giorno, con due, tre, posti letto soltanto e un bagno dotato di tutti i servizi. Solo qui sono stati fatti dei passi in avanti per superare elementi patologici, ma restano ancora troppi padiglioni invivibili”, dice il Garante Ciambriello. A Poggioreale oggi erano presenti 2264 detenuti su una capienza di 1659 posti. Una condizione di sovraffollamento che per il Garante riguarda tutta la Regione, perche’ nella 15 carceri campane vi sono 7410 detenuti su una capienza complessiva di 6161 posti. “Si possono coniugare dignita’ e sicurezza, ma il sovraffollamento – conclude – decine di detenuti per stanza e con un bagno in precarie condizioni, mi inducono a ritenere che Poggioreale sia una questione nazionale. Meno celle, piu’ spazi di socialita’. Piu’ assistenza sanitaria. E meno male che tante iniziative, tanti volontari, tante figure di agenti penitenziari riducono sia il numero dei suicidi che dei gesti autolesionistici. Anche le condizioni di lavoro del personale di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Poggioreale sono piu’ che critiche. Occorrono percorsi di reinserimento e di alternativa alla inutile centralita’ del carcere per certi reati. Occorre discutere, senza demagogia, delle forme e dei modi della decarcerizzazione necessaria”.
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