Due flop su due per la neonata tv streaming Dazn che è titolare, insieme a Sky, dei diritti di trasmissione delle gare di Serie A. Gli utenti, disperati per i disservizi, sono pronti a dichiarare battaglia perché si ritrovano davanti ad un servizio di qualità assai discutibile. Andiamo al di là di quelli che sono i problemi tecnici, come la differita di circa cinque minuti, i continui blocchi, la qualità grafica degna di una partita che fa ricordare “Italia 90” e focalizziamoci sulle tante perplessità giuridiche. I contratti offerti e le politiche pubblicitarie offerte dalle emittenti possono essere oggetto di violazione delle disposizioni del Codice di Consumo.
Il consumatore si vede costretto a sottoscrivere non più un abbonamento, come avveniva lo scorso anno, ma ad un abbonamento ulteriore e quindi spende più soldi rispetto all’anno scorso. Oltre all’acquisto di una smart Tv, e quindi un aggravio di costi, perché i contenuti di questa piattaforma sono disponibili solo su cellulari, computer e smart Tv. Un qualcosa che va a discapito dei consumatori medi che saranno costretti a guardare la propria squadra del cuore o su uno smartphone o su dispositivi di piccole dimensioni se non vogliono o non possono comprare un televisore di ultima generazione.
Le emittenti inoltre non specificano, al momento della sottoscrizione del contratto, quali saranno le partite trasmesse nel corso della stagione calcistica andando a violare il codice del Consumo. Questa mancata indicazione comporta la sottoscrizione di un contratto di abbonamento con un oggetto indefinito visto che non sono dichiarate fin dal primo momento quali sono le partite che verranno trasmesse perché le partite e gli orari di volta in volta vengono scelti dalla Lega. Oltre al Codice del Consumo si sfocia anche in una possibile violazione delle disposizioni del Codice Civile in materia di contratti in quanto l’oggetto del contratto (abbonamento) non è determinato all’origine oltre alla non parità di posizioni e condizioni delle parti che stipulano un accordo.
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