Artista straordinario e uomo dal personalissimo carisma. Danzatore, prima di tutto (”danzo perche’ e’ la mia vita”, usava dire). Poi clown, marionettista, pittore, poeta, performer di fama internazionale e icona di piu’ di una generazione attraversato 50 anni di cultura Underground. E’ davvero difficile dare un’unica definizione di Lindsay Kemp, coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico, morto oggi a 80 anni a Livorno, citta’ toscana che aveva eletto a sua dimora. Trasformista senza distinzione di ruoli tra donna, uomo, elfo o marionetta, a ricordarlo, la prima immagine che torna alla mente e’ quella del suo volto imbiancato di cerone alla Pierrot, sul quale, con un tocco di grazia appena, dal nulla sbocciava un nuovo onirico universo. Proprio questo, forse, era il grande genio e talento di Kemp, l’abilita’ di creare nuovi sogni da immaginare e attraversare, a prescindere dai dettami dell’arte e dei generi. Nato il 3 maggio 1938 a Cheshire, sull’isola di Lewis in Inghilterra (”ma quando torno li’, oggi, mi sento uno straniero”, raccontava recentemente), Kemp si era avvicinato alla danza nonostante l’opposizione della madre. Leggenda narra che fosse stato cacciato dall’Accademia navale per aver interpretato una Salome’ ricoperto solo di carta igienica (”e il problema era lo spreco di carta”, ironizzava). Cresciuto alla scuola del Ballet Rambert, si era poi perfezionato con Sigurd Leeder, Charles Wiedman e soprattutto con Marcel Marceau, il mimo francese creatore di Bip, che gli ”diede le mani”, in una doppia accezione. ”Le trasformo’ da boxeur in ali di farfalle”, come diceva Kemp. Ma gli regalo’ anche il pezzo ”Le mani”, come dono tra maestro e allievo. Nel ’62 nasce la prima compagnia, la The Lindsay Kemp Dance Mime Company, e nel ’68-’69, con 500 sterline in eredita’ da una zia, la prima versione di Flowers, ormai leggendario spettacolo liberamente tratto da Nostra Signora dei Fiori di Jean Genet (solo un paio di anni fa ne e’ stata ritrovata una rarissima ripresa video, distribuita in Dvd), che nel ’74 in una manciata di settimane passera’ da un teatrino del West End londinese ai clamori di Broadway, per poi fare il giro del mondo per oltre vent’anni in una serie di tour ininterrotti, soprattutto in Spagna e Italia. Siamo nel pieno della rivoluzione culturale, sessuale, politica, artistica degli anni ’70 e Kemp, acclamato dagli Usa all’Oriente, con i suoi universi infiniti e le creazioni al limite dell’acrobatico, rivoluziona il concetto di teatro danza, ispirando il Cirque Noveau e future compagnie come i Momix di Moses Pendleton e i Cripton. E’ in quegli anni che il coreografo incontra anche un giovane David Bowie, di cui si innamorera’ follemente, e che fara’ suo allievo lasciando un segno indelebile con la messa in scena dei concerti Ziggy Stardust. E’ la prima di una bellissima galleria di amicizie e collaborazioni, che negli anni contera’ anche Mick Jagger, Rudolf Nureyev (in ”Valentino”) Peter Gabriel, fino a Kate Bush per il video di The Red Shoes. Intanto nascono le celeberrime Salome’ tratta da Oscar Wilde (1977), Sogno di una notte di mezza estate da Shakespeare (1980), la macabra e divertentissima Mr. Punch’s Pantomime, il Sogno di Nijinscky o Nijinscky il matto (1983) ispirato al grande ballerino russo (nel quale Kemp raccontava di vivere quasi una trance). E poi l’omaggio al cinema muto di The Big Parade (1984), Alice dal libro di Lewis Carroll (1988) e Duende da Federico Garcia Lorca cui dedichera’ anche Cruel Garden. Gli anni ’90 sono per Reves de Lumie’re, Dreamdances e Onnagata, tra collaborazioni con l’English National Ballet, la Deutsche Opera di Berlino e lo Houston Ballet. In Italia, tra gli altri, scegliera’ il Nuovo di Torino per creare il balletto Sogno di Hollywood e il Balletto del Sud, per il quale interpreta la Fata Carabosse ne La bella addormentata di Fredy Franzuti. Sperimentato il cinema grazie a Ken Russell, Derek Jarman, Todd Haynes e a Meme’ Perlini in Cartoline italiane, Kemp scopre l’opera lirica dirigendo un applauditissimo Barbiere di Siviglia nel ’95, cui seguira’ anche Il flauto magico per il Goldoni di Livorno nel 2016. Artista infaticabile e maestro di grande generosita’, ha lavorato fino all’ultimo, tra i ragazzi del Goldoni e lo Ied di Firenze (”C’e’ bisogno di colore e di luce nella moda, soprattutto nella fase storica in cui viviamo”, diceva), con mostre di pittura e tornando in palcoscenico per Kemp Dreams Kabuki Courtesans e, appena un anno fa, con l’antologica Kemp Dances – Invenzioni e Reincarnazioni con il suo storico collaboratore David Haughton. Ultimo impegno cui stava lavorando, un laboratorio performativo per il Teatro Sociale di Como che avrebbe dovuto presentare a settembre.
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